Introduzione a Feuerbach
Videolezione su Feuerbach e testi del filosofo sui concetti centrali attraverso cui si snoda la videolezione
Ciò che è reale è naturale
1. CIO’ CHE E’ REALE E’ NATURALE
Ludwig Feuerbach nacque nel 1804 in Baviera. Dopo gli studi dell’adolescenza fu scolaro di Hegel a Berlino; quindi divenne egli stesso libero docente di filosofia all’università di Erlangen. Dopo la pubblicazione dei suoi primi scritti fu allontanato dall’insegnamento universitario a causa delle sue idee in merito alla religione. Si ritirò quindi a Bruckberg dove visse in estrema solitudine dedito agli studi e alla stesura delle sue opere. Nel 1839 pubblicò la Critica della filosofia hegeliana a cui seguirono, nel 1841, L’essenza del cristianesimo, nel 1843 le Tesi provvisorie per la riforma della filosofia, nel 1844, i Principi della filosofia dell’avvenire e, nel 1845, L’essenza della religione. In queste opere, il filosofo conduce un’analisi antropologica del fenomeno religioso e indica in esso un rovesciamento del vero rapporto fra l’uomo e Dio: non è Dio ad aver creato l’uomo a sua immagine e somiglianza ma è l’uomo a creare Dio a sua immagine e somiglianza. Il sistema hegeliano, poi, ha portato questo rovesciamento dal piano teologico a quello puramente logico e dunque è il l’ultimo residuo di una visione distorta della realtà. Ciò che è unicamente vero, secondo Feuerbach, è la realtà naturale, nella sua materialità e sensibilità, di cui lo stesso uomo è una parte; e la natura non può essere pensata quindi né nei termini finalistici di una realtà creata e ordinata da un’intelligenza superiore né, allo stesso tempo, nei termini meccanico-matematici della scienza positivista. L’interpretazione metafisica, logica e matematica della natura è appunto un’interpretazione che viene condotta sotto il riguardo dei paradigmi della mente umana; piuttosto la natura va spiegata in ordine a se stessa, per anticipare le parole dello stesso Feuerbach, “va concepita soltanto mediante se stessa; essa è l’ente il cui concetto non dipende da alcun altro ente”
Il reale, nella sua realtà o come reale, è il reale come oggetto del senso, è il sensibile. Verità, realtà, sensibilità sono identiche. Solo un essere sensibile è un essere vero, un essere reale.
Feuerbach, Princípi della filosofia dell’avvenire, Par. 32
2. NATURA E FINALISMO
Ma il volo degli uccelli non deriva da arte. […] Una volta che tu abbia pensato che le opere degli animali siano il frutto di arte, dovrai naturalmente pensare che la causa di esse sia l’intelligenza, perché un’opera dell’arte presuppone una scelta, un progetto, intelligenza e quindi, dato che l’esperienza torna subito a mostrarti che gli animali non pensano, dovrai far pensare in loro vece un altro ente. […] La natura, per te, è soltanto uno spettacolo, una festa dell’occhio; tu credi quindi che ciò che delizia il tuo occhio muova e governi anche la natura; cosí tu fai della luce celeste in cui essa ti appare l’ente celeste che l’ha creata, dello splendore dell’occhio la luce della natura, del nervo ottico il nervo motorio dell’universo. Far derivare la natura da un saggio creatore significa pretendere che i bambini vengano generati con lo sguardo, che la fame si quieti con il profumo delle vivande, che l’armonia dei suoni faccia muovere i monti. Il groenlandese fa nascere lo squalo dall’orina di uomo, perché, al naso dell’uomo, esso puzza di orina; ebbene, questa genesi zoologica ha lo stesso fondamento della genesi cosmologica del teista, che fa generare la natura dall’intelligenza perché essa dà, all’intelligenza umana, l’impressione di un comportamento intelligente e meditato. È ben vero che il manifestarsi della natura è per noi ragione, ma la causa di questo manifestarsi non è la ragione piú di quanto la causa della luce sia la luce.
Feuerbach, L’essenza della religione, Par. 47
3. NATURA E MECCANICISMO
Ma la natura, benché non veda, non è per questo cieca; e benché non viva (nel senso di vita umana, o in genere di vita soggettiva e percipiente), non per questo è morta, e anche se non forma sulla base di progetti, non per questo le sue formazioni sono casuali; perché là dove l’uomo afferma che la natura è morta e cieca, e che è casuale ciò che essa ha formato, ivi egli fa della propria (e soggettiva) essenza il criterio della natura, ivi egli la determina soltanto in base all’opposizione in cui essa si trova con lui, ivi la definisce un ente difettoso perché non ha ciò che ha l’uomo. La natura opera e forma dovunque, però soltanto in ordine e con ordine – un ordine che per l’uomo è la ragione, dato che dovunque egli colga un ordine egli trova significato, materia del pensiero, “ragione sufficiente”, sistema –; dovunque, però sotto la spinta della necessità e con necessità. Ma anche questa necessità della natura non è umana, non è cioè logica, metafisica o matematica, non è, in generale, astratta; perché gli enti naturali non sono enti del pensiero, non sono figure logiche o matematiche, ma enti reali, individuali, sensibili; è una necessità sensibile, e quindi eccentrica, eccezionale, irregolare, tale, in conseguenza di queste anomalie, da apparire alla fantasia dell’uomo come libertà, o almeno come un prodotto della libertà. La natura va concepita soltanto mediante se stessa; essa è l’ente il cui “concetto non dipende da alcun altro ente”; è ad essa soltanto che può essere applicata la differenza tra ciò che una cosa è in sé e ciò che essa è per noi, è ad essa soltanto che non deve né può essere adattato alcun “criterio umano”, benché noi paragoniamo le sue manifestazioni con analoghe manifestazioni umane, in analogia alle quali le definiamo, e benché, per renderla comprensibile a noi, applichiamo ad essa espressioni e concetti umani come ordine, fine, legge; e siamo costretti a farlo, in conformità alla natura del nostro linguaggio, che è fondato soltanto sull’apparenza soggettiva delle cose
Feuerbach, L’essenza della religione, Par. 48
4. UMANESIMO E NATURALISMO
La nuova filosofia fa dell’uomo l’oggetto unico, universale e supremo della filosofia, includendovi la natura considerata come fondamento dell’uomo. La nuova filosofia fa dell’antropologia, con inclusione della fisiologia, la scienza universale.
Feuerbach, Princípi della filosofia dell’avvenire