Fanciullo dell’acropoli
(Estratta da Giuseppe Cappello, Dì d’infinito, Edizioni del Faro)
Fanciullo dell’Acropoli mi inviò il dio nell’agorà
Parole, gesti e fatti che dovevo conoscere
Ho rischiato di impararli
Il compito dello sguardo agli abiti del mercato
Ho rischiato di indossarli
La paura di mostrarsi nudi a chi non vede il manto del tempio
Sulla mia pelle il freddo
Brividi a segnare il mio corpo dei caratteri della bestemmia
Le metastasi a minacciare l’anima
Ma la dea ascoltava la sinfonia dei miei canti sull’Acropoli
Lì dove Sensibilità, Intelligenza e Amore scandiscono il suono delle preghiere
Fu l’incontro degli sguardi con la sua fanciulla nella piazza
Negli occhi si specchiavano vicendevolmente i manti
Rifilavano per le carezze i panneggi sui nostri corpi
Il calore dei primi passi a risalire la via Panatenea