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Home›Res Publica›Mentana, Gheddafi e er Pelliccia

Mentana, Gheddafi e er Pelliccia

By admin
ottobre 28, 2011
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(pubblicato su “il Riformista” del 28/10/2011)

Caro direttore,
ho appena spento, stizzito, la televisione dove seguivo, a Chetempochefa, l’intervista di Fabio Fazio a Enrico Mentana. Il guru dell’ostetricia dei telegiornali italiani diceva che vedere la fine di Gheddafi è stato rivoltante; e, nel segno di una domanda retorica, chiedeva dove andrà a finire la realpolitik occidentale di questo passo. Ora: chiedo, invece, quale sarebbe stata la fine dei libici di Misurata se gli Europei e gli Americani non fossero intervenuti? Nessuno è così ingenuo da credere che la Francia, l’Inghilterra e gli Stati Uniti non siano intervenuti anche per questioni di ordine economico; ma veramente avrebbero dovuto continuare a interloquire con Gheddafi quando il suo popolo, finalmente, dopo quarantadue anni di dittatura, aveva trovato il coraggio di ribellarsi? Gli affari, prima, si potevano fare solo con Gheddafi, ora si possono fare con un auspicabile nascente regime democratico; si può cominciare a sperare che i soldi che la Libia intascherà da questi affari non finiranno in un conto privato di un dittatore che affama i suoi sudditi ma nel conto di una banca nazionale dei cittadini libici. Così almeno credo che ragionino le cancellerie occidentali. Comunque Mentana adduceva, in conforto al suo discorso, le opinioni autorevoli di un altro dei guru di Valle Giulia: le opinioni di Sofri in un articolo su Repubblica che, per fortuna, ho avuto il piacere di non incrociare: per non chiudere, insieme alla puntata del programma di Fazio, anche le pagine di Repubblica. Questa gente, che non ha vissuto né la guerra dei nostri padri né il nostro precariato, è aliena da qualsiasi interazione con la realtà quanto lo è Berlusconi. Confidavo in Vendola. Sennonché i distinguo del leader di Sel, dopo le critiche di un manifestante della Fiom, sulle violenze dei black bloc a Roma mi hanno lasciato senza parole. Immagino quanti calci nel sedere avrebbero preso questi imbecilli quando i leader della sinistra si chiamavano Togliatti, Pertini, Pajetta e Berlinguer.  Si potrebbe obiettare, infine, a quest’intervento, di sostenere le ragioni della violenza della Nato a fianco ai libici e di censurare la rabbia di San Giovanni contro la casta. Sennonché ritengo che fra i due fenomeni vi sia una differenza sostanziale: quella fra il conflitto per la democrazia e il conflitto nella democrazia; se poi pensiamo che in Italia non ci sia la democrazia, vi prego, troviamo un’avanguardia migliore der Pelliccia (tiratore scelto in piazza, sedicente pompiere in tribunale). Comunque: chiudere il televisore per non sentire i guru di Valle Giulia e incrociare con lo sguardo nella mia libreria Il problema della guerra e le vie della pace di Norberto Bobbio ha riabbassato il mio spread nei confronti degli unici bond che possono salvare questo paese: quelli della vera, severa e impegnativa repubblica della cultura. 

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Chi è Giuseppe Cappello

Giuseppe Cappello è nato a Roma nel 1969.

Dopo gli studi classici si è laureato in Filosofia presso l’Università di Roma «La Sapienza».
Insegna filosofia e storia al Liceo.

Ha pubblicato diverse sillogie di poesia: "Le danze dell’anima" , "Il canto del tempo", "Il gioco del cosmo", "Scuola", "Dì d’infinito" e "Vita nuova".

Autore del libro "Viaggio in Grecia" e ultimamente anche di un CD musicale dal titolo "Days of Infinity".

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