Bocciatura per il ministro Profumo
(pubblicato sul il Fatto Quotidiano del 22/12/2011 e il Riformista del 28/12/2011)
Fra coloro che, a sinistra, sono stati scettici fin dalla prima ora sulla bontà del governo Monti, io, al contrario, posso dire di aver riposto una grande fiducia nel nuovo esecutivo; lo ho seguito fino alla misura dell’innalzamento dell’età pensionabile alla soglia dei 67 anni. Sennonché, con il tempo, ho cominciato a nutrire qualche dubbio sull’equità della manovra economica e, ieri, da tecnico (insegno con incarico annuale da più di un decennio filosofia e storia al liceo) ho giudicato negativamente il progetto del tecnico Profumo, il ministro dell’Istruzione. Su più punti. Ho ascoltato da Profumo che il ministero si appresta ad istituire un concorso che possa far entrare nella scuola i neolaureati affinché nelle aule possa entrare la loro energia giovanile; il grande esercito dei quarantenni che insegnano precariamente da oltre un decennio potrà dunque essere scavalcato da chi si è appena laureato. Ed in ciò, oltre all’evidente strappo al criterio del servizio, ho visto una grande incongruenza con il piano complessivo della manovra: si dice che a sessant’anni si è ancora giovani per lavorare e si alza la soglia dell’età pensionabile (cosa a mio avviso giusta) e poi non si considerano giovani, nel pieno delle loro energie e capaci di imprimere una svolta di svecchiamento per la scuola italiana i docenti quarantenni. Questa mi è sembrata la prima nota negativa nel discorso del ministro Profumo di fronte alle domande di Lilli Gruber a Ottoemezzo. Ho ascoltato poi un discorso trito e ritrito sulla metodologia scolastica. Il ministro ha sostenuto che bisognerebbe abbandonare lo schema della lezione frontale per scendere democraticamente fra i ragazzi e renderli costruttori attivi del loro sapere. Ho studiato a lungo il maestro dei maestri dell’Occidente, Socrate, e, lo ripeto, insegno da più di un decennio per non avere bisogno, come credo ogni altro mio collega, di formulette che si vanno ripetendo dal Sessantotto alla Gelmini, per incrociare il metodo della lezione frontale, insostituibile qualora non si voglia fare il salotto di Maria De Filippi, con la capacità di coinvolgere e di e-ducere gli spiriti dei ragazzi sui temi portanti del sapere umano. Qualora il ministro guardasse solo alle bacheche di facebook di questo giovane esercito di non giovani vedrebbe quanto la sua sensibilità multimediale, sia nel rapporto affettivo che in quello professionale con i ragazzi, sia più avanti di quanto lui non sappia. E di qui passiamo all’ultimo punto. Ho ascoltato dal ministro una seconda tiritera trita e ritrita sulla necessità dell’utilizzo delle nuove tecnologie informatiche a scuola. Posto che ormai tale utilizzo viene pensato in termini di progetto solo da chi non ha mai messo piede in una scuola per constatarne l’attualità, su questo punto mi sento di muovere l’appunto più importante al ministro. Stiamo diventando “animali digitali” ma, checché se ne dica, siamo ancora in tempo per non perdere la nostra natura di “animali razionali”. E la razionalità, appunto, non si risolve, come forse è portato a pensare il rettore del Politecnico di Torino, secondo un vecchio schema positivistico, nella tecnologia; questa è l’involuzione in cui stiamo sprofondando ma un vero sapiente che, in quanto tale, pretenda di governare non può cadere in un errore così banale. L’errore banale per cui la razionalità, appunto, viene pensata sotto l’insegna totalitaria della tecnologia e lo stesso sapere matematico, lungi dalla sua alta valenza speculativa, viene risolto nel calcolo ragionieristico di griglie e controgriglie docimologiche. Un ultimo appunto. La Gruber ha chiesto da ultimo se ci fosse un piano di rivalutazione degli stipendi degli insegnati. Capisco la risposta del ministro secondo cui in questi tempi non ci sono molti soldi; ma arrivare poi ad affermare che, in mancanza di questi, si potrebbe lavorare sul rinverdimento dell’autostima dei professori mi sembra offensivo. L’autostima di chi deve reggere ogni giorno la prova di una scuola che è stata abbandonata a se stessa e poi ascoltare di sera queste parole dal Professore dei professori, caro ministro, è titanica!