Elezioni politiche 2008
(pubblicato su ”il Riformista” del 30/04/2008)
Caro direttore,
la sconfitta alle elezioni politiche del 13 aprile, nonostante le velleità veltroniane, era annunciata e non ha lasciato una particolare amarezza; la perdita di Roma è risultata invece molto più indigesta; la vera tragedia però, a mio avviso, sarà quella di dover ancora vedere all’opera l’intero gruppo dirigente che nel quindicennio della seconda repubblica ha distrutto la sinistra italiana. I padri costituenti, mentre combattevano il fascismo, studiavano, si laureavano e traducevano i classici del pensiero socialista dal tedesco e dal francese; hanno poi, appunto, costruito la repubblica. Qui invece, dovremo ancora assistere ai giri di valzer dei soliti noti: gente cresciuta fra i velluti e senza nessuna capacità di relazione con la gente, dagli studi stentati e il cui più alto sforzo culturale è quello di andare al cinema e di stendere i penosi pensierini del manifesto del Pd; gente che, in quindici anni, ha raso al suolo un patrimonio intellettuale, sociale e politico costruito in un secolo di riflessioni, lotte e sentimenti di milioni di donne e di uomini. Lo ripeto, più che Berlusconi al governo nazionale e Alemanno al Campidoglio, la vera tragedia è quella per cui ciò che, sul piano politico, è rimasto della sinistra è questa gente.