I 600 euro e il Parlamento scheletro
Questa vicenda dei 600 euro richiesti dai parlamentari, e poi giù a cascata per il ceto politico fino ai consiglieri comunali, a me non sorprende; è giusto, per carità, che la notizia circoli e ci si indigni per l’ennesimo fenomeno della corruzione, per la verità non solo della classe politica, italiana. Mi sembra però più utile ragionare per un’altra via: a mio avviso la questione, come succede per tante altre, era, anche nello specifico, di facile se non addirittura inerziale occultamento; bisogna quindi chiedersi se, lasciata trapelare ad arte, non sia una notizia ad orologeria che già è divenuta, sempre ad arte, il tormentone dell’estate in vista del referendum costituzionale. Penso infatti che tutti i partiti abbiano oggi, magari anche malcelandolo o dissimulando, l’interesse privato e privatistico a ridurre il numero dei parlamentari; questo perché i politici che contano veramente (e ruberanno a quel punto per loro e per gli altri) avranno ancora più facilità a controllare i loro gruppi parlamentari. Cosicché, in virtù di una facile demagogia antiparlamentare, con il vento a favore di un tempo in cui gli individui non sanno ‘pensare’ se non attraverso la categoria della quantità, verrà favorito ulteriormente il corso della politica mondiale in cui, di riflesso alla concentrazione della ricchezza, è sempre più evidente il fenomeno della concentrazione del potere politico. Ma questa appunto è l’arte, oltre che della demagogia, dell’ideologia: l’arte di mascherare i processi storici reali e di assicurarsi che il disagio materiale e spirituale non si sollevi alla ragione e a una vera dialettica politica; anzi piuttosto, nell’eterogenesi dei fini di una furia rabbiosa, diventi addirittura un carburante aggiuntivo del potere di quei pochi che ne hanno già molto.