Il demo-potere del branco digitale
(pubblicato su il Manifesto del 31/05/2018)
Il vivace e acuto politologo Giovanni Sartori ebbe a scrivere e ad ammonire in maniera profetica già sul finire degli anni Novanta che «a ogni incremento del demo-potere deve corrispondere un incremento del demo-sapere». Il libro, non a caso, si intitolava Homo videns. Evidentemente Sartori aveva già intuito come il passaggio da una (in)formazione che passava dai libri e dai giornali alla televisione andava proprio nella direzione contraria rispetto a un rapporto direttamente proporzionale fra sapere e democrazia. Piuttosto lo spingeva appunto nei termini di un rapporto inversamente proporzionale. Fatto che in Italia si è verificato, sempre non a caso, con lo sviluppo della televisione commerciale e l’egemonia politica del suo inventore nostrano. Ora un altro passo, verso il divaricamento assoluto fra demo-potere e demo-sapere, si sta compiendo nel segno di una (in)formazione che dalla televisione è passata al nuovo suo strumento di internet e dei social media. L’homo videns sta diventando homo digitans. E non c’è da aspettarsi che la sua (in)formazione, con lo sguardo supino sul suo cellulare, possa garantirgli un’esistenza degna della sua essenza. Nel greco dei Padri, uomo si dice anthropos, ovvero colui che guarda in alto, e non c’è da aspettarsi che fra i pollici compulsivi dell’homo digitans, chino sul suo cellulare, possa discendere un demo-sapere che sia direttamente proporzionale alla sua nuova protervia di branco digitale, il nuovo demo-potere.