Il sacrificio del latino
(pubblicato su “Il Riformista” del 20/1/2010)
Scrivo queste righe di ritorno da un collegio scolastico in cui si è dibattuta la questione della riforma dei licei e, nello specifico, in una discussione molto accesa, l’eventualità di istituire nella scuola alcune sezioni dell’indirizzo scientifico tecnologico in sostituzione dell’indirizzo scientifico tradizionale. La discussione, senza sorpresa, si è infiammata nel momento in cui è venuto in primo piano il tema per il quale il passaggio dall’indirizzo scientifico tradizionale a quello scientifico tecnologico ha toccato l’annosa questione dell’eliminazione del latino. Subito si sono levati i soliti contrasti fra il fronte umanista e quello scientifico: il primo a sostenere che l’eliminazione del latino comportava una forte caduta della quintessenza della «licealità» dal curriculum di studi, il secondo a reclamare alla matematica l’idoneità a tenere alto il parametro della «licealità. Per quello che mi riguarda, credo che non abbia molto senso l’articolazione del sapere in discipline umanistiche e discipline scientifiche; piuttosto ritengo che si debba parlare di un’articolazione fra sapere speculativo e sapere tecnico. In questo senso, certo, sono convinto che la matematica sia in prima fila fra le discipline che possono avocare a sé i crismi di un sapere fortemente speculativo. E perciò capisco la posizione dei colleghi di matematica a rivendicare alla loro materia il ruolo di garanzia della quintessenza della licealità pure in un liceo tecnologico. Sennonché non posso esimermi dall’esprimere una perplessità. L’attenuazione del contributo del latino nel curriculum scientifico risponde a mio avviso all’affermazione di una cultura in cui la mentalità tecnico-applicativa sta via via sempre più erodendo i valori minimi delle attitudini speculative. Perciò, a mio avviso, i primi a temere per la compressione delle ore di latino al liceo dovrebbero essere proprio i colleghi di matematica. Oggi infatti, la mentalità corrente ci induce a sacrificare il latino sull’altare delle attitudini pratiche; il timore è quello che, domani, sia proprio il risvolto speculativo della matematica a subire la stessa sorte; che alla matematica si cominci a chiedere sempre di più l’utilità dei conti piuttosto che la speculazione del teorema.