Il vate Monti e la casta dei cattedratici
(pubblicato su il Fatto Quotidiano del 01/12/2012)
Giusto un anno fa avevo salutato con grande fiducia la formazione del governo Monti. Per scoprire, nel corso di questa esperienza politica, che era una fiducia malriposta, nel politico e nella persona stessa di Monti. A questa seconda più radicale affermazione sono arrivato dopo aver assistito all’intervista che il Professore ha rilasciato a Fabio Fazio nell’intervista dello scorso lunedì nella trasmissione “chetempochefa”. Il Professor Monti ha parlato dei professori della scuola pubblica italiana nei termini di una corporazione che strumentalizza gli studenti ai fini di conservare i propri privilegi. Bene, quanta falsità e disprezzo per l’intelligenza degli altri si sono concentrate in poche sprezzanti battute non è dato misurare ma proveremo a darne conto. Iniziamo dalla falsità. I professori, nelle parole di Monti, avrebbero strumentalizzato gli studenti aizzandoli contro un governo che aveva chiesto ai docenti di lavorare due ore in più alla settimana a parità di stipendio. Per la verità le ore in più erano sei. E veniamo al disprezzo per l’intelligenza altrui: dell’intelligenza innanzitutto di quella generazione di giovani nel cui segno il Professore dice di lavorare con la sua politica; questi ragazzi non avrebbero il benché minimo intelletto o buon senso di se stessi tanto da farsi strumentalizzare dai loro professori; né della minima intelligenza si fa credito alle famiglie di questi ragazzi che avrebbero appunto abbandonato i loro figli alla strumentalizzazione degli abili caimani del consenso giovanile. Ma, nel pensiero di Monti, nemmeno questi abili caimani avrebbero poi da poter fare appello a un briciolo della sua intelligenza per pensare di non provocare una reazione intellettuale e non solo emotiva. Facciamo in questo senso innanzitutto notare che se c’è una ceto corporativo di cui non si parla mai è proprio quello dei Professori universitari, quelli di cui il Presidente si è circondato nel Suo governo e di cui Egli stesso rappresenta la venerabile ipostasi. Quindi, proseguiremo, a misurare il lavoro dei Professori universitari come oggi loro misurano quello dei docenti della scuola, con l’orario di lezione intendo, non si va oltre, quando i primi siano solerti, le sei ore a settimana. Quelle ore che i Professori universitari lavorano al mese, con la loro riforma della scuola, volevano farle lavorare ai docenti della scuola in una settimana. Con un corollario non trascurabile: che gli stipendi mensili dei primi sono il quadruplo dei secondi. I conti, nel segno del quattro, tornano. In maniera inversamente proporzionale ma tornano. E per non fare mancare ai tecnici e al loro vate venerabile i loro amati numeri dirò: con la riforma Profumo, noi minuscoli professori della scuola avremmo guadagnato quei 1300 euro al mese con un orario di 24 ore a settimana lì dove i maiuscoli Professori dell’università guadagnano, nel più sfortunato dei casi, più di 5000 euro netti al mese (la fonte è una ricerca del Center for International Higher Education del Boston College che segnala la casta italiana come la più pagata al mondo dopo i canadesi) con un orario di 6 ore a settimana. E di qui il muro della loro effettiva corporazione: quella per cui si contano (fatte salve le stimate eccezioni), lì sì davvero, nelle loro università, mogli, figli, nipoti, amici, amici degli amici e via di seguito (altro che meritocrazia!); io, dal mio canto, figlio di due professori, quelli al minuscolo naturalmente, dopo una laurea, un concorso, l’abilitazione, tre master e, soprattutto, undici anni di insegnamento nel segno del precariato, mi dovrò invece rimettere a un nuovo concorso. Il concorso della “matta bestialità” dei quiz e dei quiz di questo genere: Se: @ + @ = ¿ – ¿, @ = # + ç, ¿ = ¿, # = 4 allora ç è uguale a? Roba che, abbiamo capito: si scrive Profumo, si legge Monti.