La dialettica mediterranea del sovranismo

Quello che può essere successo nella testa di Salvini quando, padrone dell’Italia, ha costruito sulla sua terra amica del Papeete la sua disgrazia politica, non lo sappiamo. Le ipotesi sono diverse e spesso intessute, pure a ragione, di una certa buona dose di ironia. Sennonché, a voler credere che non siano propriamente gli individui nella loro singolarità a determinare le vicende storiche quanto invece ciò che in essi si raccoglie dello spirito di un popolo e di una terra, bisogna pensare che dietro quella che può sembrare la più grande papera politica a memoria dello storico della repubblica, ci sia qualcosa di importante. Strutturale. Una sorta di genius loci di questo Paese che raccolto e sollecitato in una delle sue direzioni ha infine suscitato la fibrillazione di tutto il sistema spirituale di una storia millenaria anche nelle direzioni opposte. Spingere lo spirito italico fino a totalizzarlo in una delle sue parti deve avere suscitato la movimentazione di tutte le altre parti. E questo proprio nella psicologia di quell’uomo solo che in un determinato momento storico rappresentava appunto la sociologia di tutta una nazione dalla storia e dalla cultura millenaria. Di una nazione che è nel cuore del Mediterraneo, che è il cuore del Mediterraneo. Che non è acqua. Ma sistema spirituale millenario. Un sistema spirituale per cui Camus scrisse che: “Ogni volta che una dottrina ha incontrato il bacino mediterraneo, nello choc di idee che ne è derivato è sempre il Mediterraneo che è restato intatto, il paese che ha battuto la dottrina”. Parole che, se vogliamo analizzare senza pregiudizi l’opera di Salvini, possono essere la chiave per intendere quanto è successo lungo il suo cammino. La sua dottrina sovranista, a volerla analizzare senza pregiudizi e anzi come pure il risultato di forze comprensibili nella complessità e criticità della globalizzazione contemporanea, spinta nei contenuti e nella forma fino alle sue estreme dinamiche deve aver urtato contro questo bacino di acque millenarie che meglio di lui sa cosa sia l’Italia e che di fronte alla risoluzione degli uomini in una dottrina si è increspato a rivendicare lui il primato nel dire proprio “Prima gli Italiani”. Sottraendo, nel gioco della dinamica di un sistema intriso di umanesimo, l’annichilimento dell’umanità italiana in una dottrina che potesse porsi sopra di essa e schiacciarne l’identità proprio nel momento in cui la rivendicava. Questo probabilmente è successo nel profondo sulle rive di quell’angolo adriatico del Mediterraneo che è la lena del Papeete. Un’onda storicamente ordinaria di un sistema sociologico millenario si è levata, dentro il cortocircuito del microcosmo psicologico di un individuo, a far si che da esso non fossero messi in secondo piano proprio gli italiani: per quello che essi sono al di la dei moti ondosi anomali di ciò che passa. Quanto al governo che si è costituito non possiamo veramente dire niente se non invece augurarci che, più che dire, sappia ascoltare la voce del Mediterraneo che parla a ognuno di noi nella vera lingua italiana che è quella della Costituzione.