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Home›Res Publica›La vittoria latina di Tsipras

La vittoria latina di Tsipras

By admin
gennaio 28, 2015
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(pubblicato su la Repubblica del 28/01/2015)

Credo che per intendere nel profondo la vittoria di Tsipras si debba pensare, più che a una vittoria politica in senso stretto, a una vittoria della geografia; o, se si vuole, con un termine che si usa oggi per una materia del liceo, a una vittoria della geostoria. Una vittoria cioè di quella Europa latina che si sta rivoltando alla pallida Europa protestante e calvinista che, pur con le sue buone ragioni originarie, ha fatto ormai del cosiddetto rigore un’ideologia; così come della produttività. Sia chiaro, il rigore e la produttività, in una sfida globale con dei giganti economico-finanziari quali la Cina, non sono elementi da sottovalutare e fa bene la Germania a tenere quell’Europa mascalzona latina dentro un orizzonte congruo alle sfide della contemporaneità. Sennonché l’Europa non è solo la Germania e forse è venuto il momento del contributo, nel segno della fondante “unità nella diversità”, di quell’Europa mascalzona latina che non ha mai risolto l’uomo nella produttività. Non per un fatto politico, ma ancora prima per questioni di ordine antropologico-geografiche; e, pensando a Montesquieu, potremmo dire finanche metereologiche. Leggendo in questo senso si spiegano, credo, anche le parole di Tsipras che hanno fatto storcere il naso a tanti suoi accoliti italiani quando il leader di Syriza ha affermato, un paio di giorni fa, di non conoscere Renzi direttamente ma di avere con lui «una sintonia naturale». Un po’ di respiro per chi, come il sottoscritto, vive politicamente quasi in esilio, essendo di sinistra ed esprimendo un certo sostegno per l’operato di Matteo Renzi. L’esilio di chi, apolide di sinistra, guarda al futuro con una lezione chiara: quella del liberalsocialismo di Guido Calogero. Purtroppo, minoritaria ma non idonea alle sette, una lezione quasi sconosciuta; la lezione di un maestro che in fondo, nelle sue Lezioni di filosofia, ci dice chiaramente quale sia il probabile punto di contatto anche politico oltre che geostorico fra Tsipras, che si allea con la destra nazionalista dell’Anel (e comunque invocato come ‘Mitiko’), e Matteo Renzi alle prese con Berlusconi (ad ogni passo messo all’indice dagli stessi  del ‘Mitiko’). Scrive Calogero proprio della politica: «la politica autentica, esattamente come la morale autentica, non è mai né meretricia né ascetica; o se si vuole è ad un tempo tanto meretricia quanto ascetica, tanto piegata al lavoro sulle bassure della terra quanto intenta a farne sorgere piante che s’innalzino al cielo». Parole alte che, al di là dei protagonisti di questi giorni, iscrivono nel cielo della politica l’unica stella polare che riteniamo possa essere utile alla errabonda sinistra italiana: quella della sua rifondazione liberalsocialista (prospettiva che poi, in fondo, ha la sua radice profonda nella più intima essenza dell’Europa). 

* * *

La preziosa interlocuzione del Professore Claudio Salone

(Preside del Liceo Aristofane dal 2005 al 2013)

Già pubblicata su www.claudiosalone39@wordpress.com

Caro Professore,

sempre intelligenti e capaci di far riflettere, le sue parole.  Anche me, che, condividendo col lei la condizione di “apolide di sinistra”, sono sempre più cupamente convinto di essere dentro una nuova  “Gaia Apocalisse”. “Mascalzone latino” era il nome di una barca di successo. La nostra barca però, con il suo sovrabbondante equipaggio di “simpatici mascalzoni” mi pare abbia delle perfòrmances (come direbbe il buon Matteo) assai meno positive; soprattutto, non si riesce a vedere chi stia al timone. “Pallida Europa protestante e calvinista” versus “abbronzata Europa modello ‘mia fazza mia razza’”? Sarà che sono di origini settentrionali, ma questa polarità non mi convince.

Le dico sinceramente che non vedo un futuro protratto né per Syriza, confederazione di movimenti più eterogenea di quanto oggi, nell’euforia della vittoria, si creda, né per il suo renzianissimo leader, che del Fiorentino ha la medesima celerità (bene) e la medesima sfrontatezza (meno bene: l’alleanza con il partitino di destra estrema è evidentemente ancora legata alla politique politicienne : a questo partito, non è un caso, è andata la difesa, con un bilancio di oltre il 3% del PIL e restato sostanzialmente immune dalla scure abbattutasi sul resto del comparto pubblico. Che vorrà dire?). A meno che, di Renzi, Tsipras non abbia anche la disinvoltura tattica e il senso dell’esercizio puro del potere: “Letta, stai sereno …” Ricorda?

Non credo alle sintonie naturali, ma alla lotta tra gruppi di potere, cui si è da tempo ridotta, senza residui ideali, la democrazia in Occidente. Così, il decrepito e correttissimo sistema politico greco si è disintegrato e allora largo ai giovani, con tanto di camicia obamian-renziana, slogan, radiosi orizzonti e soli dell’avvenire. Sono i quarantenni che stanno sostituendo i sessantenni, “los colorados” che si stanno sostituendo ai “blancos”. Niente più. Gli spazi di manovra per un autentico cambiamento della politica globale, quasi inesistente dopo l’89 (1989), sono oggi pressoché nulli.

Tornando ai pallidi Tedeschi, non si tratta di fare del Rigore un’ideologia, ma dell’Onestà sì.

La povera Grecia, giugulata dal lupo teutonico, ha allegramente dilapidato nello scorso decennio decine di miliardi di euro guadagnati con la sua entrata nella zona della moneta unica; il fatto è che si tratta di un paese forse più corrotto del nostro, in cui si pagano ancor meno tasse che da noi, con una massa ingente di capitali riparati all’estero, che ha (aveva?) una percentuale di impiegati pubblici abnorme, per raggiungere la quale noi, che pure in questo settore non scherziamo, dovremmo assumere altri 3.000.000 (tre milioni) di persone, che ha truccato i bilanci per anni.

Se non si prende coscienza di questo punto di partenza, dubito si possa procedere oltre in modo efficace.  “Non si mette il vino nuovo nell’otre vecchio” dice il Vangelo.

“Chiagn’ e fott’”, sembra essere il motto dei simpatici e abbronzati mascalzoni latini (o, per meglio, dire italo-greci, perché Spagna e Portogallo sono altra cosa: hanno posseduto imperi, sono stati per secoli “padroni” e non “un volgo disperso che nome non ha”. Vedremo come andrà con “Podemos”),  ma se non si ricostituisce la fiducia tra i diversi Stati europei, se non si smette di andare alla lavagna e di trascrivere su due colonne i buoni (quasi sempre a sud) e i cattivi (quasi sempre a nord), se non si procede ad asportare al più presto , da noi e in Grecia, il tessuto canceroso cresciuto tra politica, affari e criminalità organizzata,  il sogno di Spinelli evaporerà ben presto. E non sarà colpa della Germania.

Liberalsocialismo? Di Guido Calogero ho letto qualche suo scritto sulla scuola e sulla filosofia greca. Grandissimo e, ahinoi, inascoltato intellettuale. Le confesso che accostarlo, solo di sfuggita, a Matteo Renzi mi fa venire i brividi.

Vero, verissimo che la politica è l’arte dell’”onesta dissimulazione”, del compromesso, dell’alto che si mescola con il basso, ma mi pare sia sotto gli occhi di tutti che da anni si pratica solo il “lavoro sulle bassure”. Che ne dice del modo osceno con cui si stanno conducendo le operazioni per l’elezione del prossimo presidente della repubblica? Pranzi, cene, colazioni, incontri segreti, emissari, pellegrinaggi al Naz(z)areno. E il Parlamento Repubblicano, dov’è? Lo si teme a tal punto che bisogna approntare prima la mordacchia per metterlo a cuccia? Neanche le apparenze si salvano più.

Spero di poter leggere in qualche suo altro scritto dove Renzi e il suo seguito stiano invece  “facendo nascere piante che si innalzino al cielo”.

Perché, caro Professore, non mi auguro altro che di avere torto.

***

Due visioni complementari

Caro Preside,

ho letto il suo prezioso commento e mi è venuta un’immagine a proposito della relazione fra quanto io ho scritto e quanto lei poi con grande ricchezza di riflessione, di tensione etico-politica, di cultura ha a sua volta messo nero su bianco. L’immagine è questa: che più che di punti di disaccordo si tratti, in via di metafora, di due punti di vista diversi di guardare la luna; lei dal lato oscuro, io da quello luminoso con la consapevolezza che quella luce non sia propria dell’astro in questione; e probabilmente, sempre in via di metafora, derivi da una mia scommessa che, fatte comunque le dovute riflessioni, gioca per l’appunto con l’imponderabile forse perché tutto il resto lo abbiamo già ponderato. Ci si muove sul filo del rasoio e la mia percezione è quella che comunque il mondo sia veramente ad un giro di pagina ed è per questo mi spingo in avanti, forse azzardando, nella mia scommessa. 
Su un punto però voglio ribadire la piena sintonia di vedute: non sa quante volte mi sono trovato a delle cene con amici a difendere l’operato della Germania e a sottoscrivere le stoccate della Maestra di Berlino a chi come scrive saggiamente e sacrosantamente lei “ha allegramente dilapidato nello scorso decennio decine di miliardi di euro guadagnati con la sua entrata nella zona della moneta unica; il fatto è che si tratta di un paese forse più corrotto del nostro, in cui si pagano ancor meno tasse che da noi, con una massa ingente di capitali riparati all’estero, che ha (aveva?) una percentuale di impiegati pubblici abnorme, per raggiungere la quale noi, che pure in questo settore non scherziamo, dovremmo assumere altri 3.000.000 (tre milioni) di persone, che ha truccato i bilanci per anni”. Ed è proprio su questo punto che mi pare che si possa riconoscere a Renzi il merito di tradurre in italiano il vocabolario del duro discorso tedesco. Certo, nelle traduzioni, lo sappiamo bene noi, amanti del greco e del latino, si perde sempre qualcosa; ma forse si aggiunge anche qualcosa. Questa è la scommessa dell’Europa, non ci possiamo permettere di perderla, e ancora meno di non giocarla; fosse anche l’azzardo più avanzato. Un azzardo rispetto in cui il punto su cui si può contare si corrobora e si tiene sempre più fermo solo se si ha la fortuna di un’interlocuzione come la sua perché se è assolutamente vero che neanche gli onesti hanno la verità in tasca è altrettanto vero che, nel segno più intimo della filosofia (da Socrate a Calogero), proprio nel dialogo tra gli onesti, vi è quella verità intellettuale e morale che è data attingere all’uomo. Ed è per questo che la ringrazio ancora per la sua interlocuzione sempre a me preziosissima e cara.
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Chi è Giuseppe Cappello

Giuseppe Cappello è nato a Roma nel 1969.

Dopo gli studi classici si è laureato in Filosofia presso l’Università di Roma «La Sapienza».
Insegna filosofia e storia al Liceo.

Ha pubblicato diverse sillogie di poesia: "Le danze dell’anima" , "Il canto del tempo", "Il gioco del cosmo", "Scuola", "Dì d’infinito" e "Vita nuova".

Autore del libro "Viaggio in Grecia" e ultimamente anche di un CD musicale dal titolo "Days of Infinity".

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