L’errore del PD
(pubblicato su “il Riformista” del 26/11/2009)
Caro direttore,
mentre accolsi con favore la nascita del Pds, lo dico soprattutto ai fini di sgombrare il campo da ogni sospetto di conservatorismo, sono stato molto perplesso sull ’operazione politica che ha portato alla costituzione del Pd. Mi sembrò subito, e lo scrissi al Riformista, una disarticolazione dell’offerta politica del centrosinistra e un laccio che riduceva il margine d’azione dei principali soggetti che lo costituivano, il centro progressista della Margherita e la sinistra riformista dei Ds. Non ci sarebbero più stati né un partito di centro in grado di cooptare nella sua area l’elettorato cattolico scontento di Berlusconi ma non disposto a rinunciare alla sua identità centrista né un partito di sinistra in grado di ricostruire una casa comune delle sinistre italiane; e non ci sarebbe più stata la possibilità di costruire una sintesi di governo fra due soggetti distinti ma alleati. Il tempo ha fatto giustizia di questa grave miopia politica e oggi vediamo un Pd che si affanna a ritornare alla strategia dell’alleanza di governo dovendo cercare lontano quello che prima aveva in casa. Lì dove non c’è più la Margherita si guarda all’Udc e a “sinistra” bisogna fare i conti con Di Pietro. Sennonché l’impresa oggi è molto più ardua: lì dove si trattava di mettere insieme due forze che dovevano innanzitutto ampliare il loro consenso fra l’elettorato, e il Berlusconi di oggi avrebbe reso molto più facile il compito, oggi c’è la necessità di trovare un’improbabile sintesi da Casini a Di Pietro. Fino ad uno sguardo a Fini. Chiudo con una considerazione sulle cause di queste maldestre gincane politiche: la facilità con cui la classe dirigente del centro sinistra ha rinunciato alla propria storia politica e, soprattutto, la sua preferenza a muoversi fra le alchimie dei Palazzi rispetto al compito più impegnativo, ma certo più fruttuoso, di scendere fra la gente a guadagnarsi il consenso.