Lettera a un amico. Il M5S e il PCI
Caro Gianluca,
leggo il tuo post su facebook dove esprimi la tua commozione per lo scritto (che ho letto anche io) di un antico comunista su una certa filiazione dei ‘grillini’ rispetto a quello che noi eravamo una volta. Io posto sempre le mie idee sulla mia bacheca e mi tengo invece lontano dal fare commenti in quelle degli altri. Soprattutto se politici e con i 5S. Con te faccio un’eccezione perché stimo il tuo impegno e apprezzo il tuo cuore, genuinamente e generosamente rosso!
Così in cara amicizia ti dico che, nella mia del tutto personale ma altrettanto ferma opinione, l’accostamento rispettivo del M5S al PCI e dei ‘grillini’ ai comunisti di un tempo è assolutamente improponibile e irricevibile. Pur riconoscendo infatti al M5S il merito storico di aver risollevato la questione morale (forse meglio dire legale) non credo appunto poi all’accostamento proposto.
Il PCI aveva alle sue spalle un’idea epocale di trasformazione della società che, strutturata da Marx, aveva dato origine a un’immensa meditazione teorica in tutta Europa fino ad arrivare, per giunta anche attraverso una Rivoluzione reale, a Gramsci, Togliatti e Berlinguer. Al PCI appunto. E la teoria è importante in un progetto di trasformazione della società. Non è un detestabile dettaglio secondario. Non abbandonerei mai neanche una sola pagina del Capitale di Marx, per meditarla, contraddirla o anche abbandonarla, pensando che il confronto con essa possa essere sostituito dal confronto con il blog di Grillo. Non per snobbismo! Ma perché penso che quelle pagine abbiano costituito innanzitutto il più grande tentativo, in parte riuscito e comunque unico ed eroico, di emancipazione culturale e politica delle classi più umili. Un tentativo che, oltre alla lettura e alla discussione dei classici del socialismo, in Italia si radicò anche nel corto circuito di questi testi con la cultura classica. Oserei dire fino all’idea dei ‘filosofi al potere’ dove però alla filosofia e alle lettere doveva elevarsi un’intera comunità di popolo nel più ardito, eroico ma anche meditato e realizzato progetto pedagogico che sia stato concepito dopo l’Illuminismo.
Proprio qualche giorno fa ho letto in questo senso un passo impressionante dei Quaderni dal carcere (4, XIII, 55) di Gramsci.
Un tentativo che fino a che è rimasto in piedi ha generato il miracolo con cui tanti figli di operai e contadini hanno potuto alzare la testa e farla pensare e pesare insieme a quella di chi proveniva dalle classi dominanti. Mi vengono i brividi a scrivere queste cose, perché in parte è stata anche la storia della mia famiglia.
Non vedo nel M5S la sintesi fra attività politica, speculazione teorica e progetto pedagogico che scorreva dai piani più alti di Botteghe Oscure fino al più remoto paese della Sicilia degli anni Cinquanta. Una sintesi in virtù della quale veramente in Italia c’è stato “il gran partito dei lavoratori”. Che purtroppo è ormai un fatto storico. Direi ancora di più, un mito. Che tutti evocano, dal M5S a certo vintage identitario di sparute formazioni comuniste , ma di cui nessuno fra questi può essere l’erede. Per quello che ho cercato di dire e per molto altro che si potrebbe aggiungere.
Mi fermo però ringraziandoti della sicura attenzione che riserverai a queste parole e del ruolo che la tua emozione politica ha avuto nel suscitare questa mia riflessione. Ecco: nello spirito di questo scambio vive l’anima immortale e a mio avviso incomparabile del PCI e degli antichi comunisti. Il M5S e i ‘grillini’ sono un’altra cosa. Posso arrivare a pensare di essere in errore a non pensare che sia il meglio che ci sia in circolazione nella scena politica di oggi. Ma il fatto che con il PCI e il suo popolo siamo nella relazione dell’incommensurabilità e dell’eterogeneità assoluta è ciò che fermamente e irriducibilmente rappresenta il mio pensiero. Con amicizia. Giuseppe.