Notre Dame de l’Europe
(pubblicato su il Fatto Quotidiano del 17/04/2019 e su l’Espresso del 21/04/2014))
Fino a ieri uno spettro si aggirava per l’Europa: il nazionalismo. Ovvero lo spettro di uomini e donne che avevano smarrito la consapevolezza del proprio stesso essere. O forse non l’avevano mai (ri)conosciuto questo loro essere. Sennonché l’autocoscienza è un fatto della ragione e non a tutti si può chiedere, soprattutto in questo buio tempo, l’esercizio di codesto lume. Così, nell’imbrunire della luce parigina e nel suo scivolare nell’oscurità della notte, un fuoco si è alzato incandescente nel buio. A ricordare e lumeggiare, nel segno di una reminiscenza del Dna dello spirito, chi siamo. Italiani, si! Francesi, si! Tedeschi, si! Spagnoli, si! Mediterranei greci e nordici sassoni, si! Ognuno con la sua fiera appartenenza nazionale. Ognuno, però, in un intarsio secolare con l’altro come il soffitto ligneo della cattedrale che ieri abbiamo visto bruciare nello stesso bruciare del nostro stesso sentimento. Ed è qui, per questo sentimento, che la cattedrale parigina ha offerto il suo corpo; ha offerto il suo corpo sull’altare del sentimento a cui nessun obnubilato nazionalista ha potuto sottrarsi: il sentimento per cui, dai Pirenei alle Madonie, dal Manzanarre al Reno, in quell’isola di Francia bruciava una parte di sé. La ragione può ben essere appunto obnubilata; ma al cuore non si può comandare. E il cuore di ognuno di noi è costituito da quell’intarsio di tessuti vascolari che ognuno ha visto ieri proiettati sulla navata della cattedrale di Francia; sopra quella navata su cui si leva il soffitto che gli storici dell’arte chiamano “la foresta”. Proprio per l’inestricabile intarsio di legni e controlegni che nei secoli si sono intrecciati inestricabilmente e indissolubilmente fra di loro. La foresta lignea ha bruciato e dentro ognuno di noi ha bruciato la foresta cardiaca; la foresta lignea ha bruciato e ha acceso nel buio la fiaccola di un intero continente; perché dentro di noi, nel buio della ragione, il sentimento della coapparteneza a una stessa storia secolare, pure lì dove la consapevolezza intellettuale della ragione e della cultura non siano arrivati, ha bruciato la foresta cardiaca. Nella cui luce del sacrificio a ognuno non è più concesso di dirsi italiano senza dirsi europeo; di dirsi francese senza dirsi europeo; di dirsi tedesco senza dirsi europeo; di dirsi spagnolo senza dirsi europeo; di dirsi greco o nordico sassone senza dirsi europeo. In cui a nessuno è più concesso di dirsi senza dirsi nel fuoco sacro che brucia sull’altare madrepatrio della Nostra Signora d’Europa!