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Home›Res Publica›Salvini, i giudici e le ragioni di Kant

Salvini, i giudici e le ragioni di Kant

By admin
giugno 8, 2019
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Il Ministro Salvini, nel suo ennesimo attacco rivolto a screditare qualsiasi istituzione dello Stato che non faccia capo alla sua persona, ha testualmente detto sulla partecipazione di alcuni giudici a dei convegni sulle migrazioni: «Mi chiedo se certe iniziative pubbliche e alcune evidenti prese di posizione di certi magistrati siano compatibili con un’equa amministrazione della giustizia». Visto che il ministro si chiede, gli suggeriremo una risposta. Non la nostra personale, ma quella di uno dei più importanti teorici dello stato liberale ovvero Immanuel Kant. Il filosofo si ferma proprio sul tema sollevato dal Ministro distinguendo fra un uso privato della ragione e un suo uso pubblico. L’uso privato della ragione è quello che un individuo fa nella sua veste di funzionario dello Stato; nel caso dei magistrati l’applicazione della legge secondo appunto la razionalità giuridica che essi esercitano per conto del popolo italiano; sennonché poi, ogni individuo, pure un magistrato, ha il diritto a fare della sua ragione anche un uso pubblico. Ha il diritto a esprimere giudizi nella sua produzione intellettuale che possa concretizzarsi in un saggio, in un articolo o anche nell’espressione del proprio pensiero in un convegno. Ciò non intacca affatto la sua professionalità quando egli fa un uso privato della sua ragione; preserva invece essenzialmente la libertà a cui ogni individuo ha diritto pur quando egli sia un funzionario dello Stato. La risoluzione dell’individuo nello Stato ha dato origine a tragedie che lo stesso Ministro dell’Interno ha detto pubblicamente di aborrire. Suggeriamo dunque, ai suoi interrogativi, quella risposta che egli darebbe a se stesso in un momento di reminiscenza liceale. Quella reminiscenza che lo assicurerebbe sul fatto che alcune pur evidenti prese di posizione (uso pubblico della ragione) di certi magistrati sono compatibili con un’equa amministrazione della giustizia (uso privato della ragione). Non solo compatibili ma, a leggere nel libello di Kant Che cos’è l’illuminismo, anche doverose per il rischiaramento e il progresso di una società cosmopolitica. Come per tali rischiaramento e progresso sarebbe opportuno che il Ministro si chiedesse se l’esercizio privato della sua ragione, come rappresentante del governo italiano alla riunione dei ministri degli interni europei sul tema delle migrazioni, non sia più auspicabile e doveroso dell’esercizio pubblico della sua ragione nei convegni di Pomeriggio Cinque da Barbara D’Urso.

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Chi è Giuseppe Cappello

Giuseppe Cappello è nato a Roma nel 1969.

Dopo gli studi classici si è laureato in Filosofia presso l’Università di Roma «La Sapienza».
Insegna filosofia e storia al Liceo.

Ha pubblicato diverse sillogie di poesia: "Le danze dell’anima" , "Il canto del tempo", "Il gioco del cosmo", "Scuola", "Dì d’infinito" e "Vita nuova".

Autore del libro "Viaggio in Grecia" e ultimamente anche di un CD musicale dal titolo "Days of Infinity".

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