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Home›Poesie›Scuola Antologia Poetica

Scuola Antologia Poetica

By admin
gennaio 24, 2021
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Caro Cappello,

leggo e rileggo la Sua raccolta di poesie che raccontano con alacrità, gioco, ironia e qualche malinconia, vicende, situazioni, figure, riflessioni della scuola. L’argomento è molto importante, ed Ella ha saputo rinnovarlo e ricrearlo con tanta sapienza e tanta eleganza di parola e di ritmo

Giorgio Bàrberi Squarotti (Torino, 7 aprile 2012)


Le poesie che seguono, sul tema monografico della scuola,  sono estratte dai due volumi di Giuseppe Cappello, Dì d’infinito, Edizioni del Faro 2015/2021


 

La danza dei cristalli 

 

Dimora nella classe il dio

Lì dove fende l’aria il fascio della luce del mattino

Fra i banchi e la cattedra

Fra i banchi e la cattedra si incontrano voci, movenze e sguardi

Danza di cristalli fra i cristalli

Del concetto che rapisce i cuori che battono nel ritmo degli iPod

Della pulsazione della fanciullezza nel concetto

Dell’attenzione a una prima timida parola

Della fiducia che si schiude nelle inquietudini dell’ultima fila

Della penna del primo banco che incide il quaderno per non perdere niente

Della riflessione con l’ironia

Delle menti e delle idee nei vortici del pulviscolo della luce del mattino 

Scintilla di una lunga convivenza in cui nasce la letizia

Nutrimento delle anime con il sapore dell’eterno

 


 

Il canto dell’ode barbara

 

Il bisturi è nella mano del concetto

Chirurgici i movimenti di fronte ai loro sguardi

Incidono l’epidermide per i tagli dell’analisi

Le orecchie sui battiti dell’idioma originario

I lemmi dell’essere

Nella cadenza di uno slang contemporaneo

Si schiude la coreografia della sintassi originaria

Il canto di un’ode barbara è l’inno della classe

 


 

I tumulti e l’idea

 

Fra i sussulti dei banchi il loro covo

Fra i legni ed il ferro di un abito di forza

Movenze irriducibili al registro

Cercano piuttosto un capitano nel concetto

La stella lucente dell’idea

Fra i panni di una divisa a squarci e bende

Ragione del bagliore fra le anse della carne

Ragione della terra sul tavolo dei numi

Grafia per il valzer della mente sulla lavagna

Complice indisponibile per un ballo a corte

I sussulti dell’idea sui loro fogli

Nel gergo della primavera il raid del discorso

 


 

Ostetrici coreutici

 

Di fronte un giovane magma

Caotico

Primordiali pulsazioni del paradigma e della retta

Dell’atomo e dell’idea

Si scioglie la parola 

Del paradigma e della retta

Dell’atomo e dell’idea

L’incandescenza trova la via del cosmo

Nel paradigma e nella retta

Nell’atomo e nell’idea

Di fronte all’ostetricia della paideia i passi coreutici del cristallo

E intanto due colleghi sono diventati amici

 


 

L’entusiasmo dell’uno

 

Per i corridoi i colleghi sottobraccio

Giocano nel vero il numero e l’idea

Il concetto e la chimica degli atomi

Il paradigma e il verso nuovo

Nella complicità dei registri dell’essere gli sguardi rapiti dall’entusiasmo dell’uno

 


 

L’autografo primaverile della grazia

 

In fondo fa capolino la fanciulla

I toni di una sabbia dorata le scendono sul viso

Ne avvolgono lo sguardo lentiggini

Quali i suoi mille sogni intorno al pensiero

Gravitazioni trasognanti dell’adolescenza

Più avanti condividono da anni il banco

Un gioco tricologico fra la terra e il fieno

Gli occhi si scambiano parole

Dialoghi dei riflussi azzurri su una lena ctonia

I brusii furtivi dell’amicizia

Quindi l’iride verderame

Sponde lacustri pace all’infanzia del torrente

Scorre l’argento sul bianco latte dell’avorio

Un respiro aureo si leva fra le labbra

Si fa parola e ti racconta

Sul banco rosa l’autografo primaverile della grazia

 


 

La primavera di Jude

 

Il rame di occhi verdi intorno al diamante di un’idea

Abili movenze intrecciano la tela dell’azione

Rapida a disbrigare l’inevaso del pomeriggio

Fra una pausa e l’altra dei registri

Si apre una discussione 

Le parole sono il sudore di una vita in movimento

Le ascolti

Ma puoi leggerle anche sui geroglifici della pelle

Abiti senza veli della genuinità

Un giorno il freddo ha attraversato la primavera

Ogni forza contratta nell’iride spaurita

Nel dubbio la densità nucleare di un’energia infinita

Ferma

Non avere paura

Ho trovato le parole per dirglielo

I codici dell’innesco benigno

Implosa l’infinita energia

Ogni seme della primavera ha ritrovato il suo fiore

Di nuovo il rame di occhi verdi

La tela dell’azione

Le rapide movenze

I geroglifici della pelle

E un manto di eterno sui banchi

 


 

Le increspature dell’etere

 

Si rompe sul primo sole la geometria inorganica del silenzio

Strusci di banchi e di sedie fra cui ognuno riprende il suo posto

Quali i legni e le pelli di un’orchestra sinfonica

Stridono in principio le corde intorno all’unisono del la

La porta si chiude dietro e spalle

Intorno alla parola e al gesso di nuovo la geometria del silenzio

Una battuta fuori 

In quattro quarti

Si scioglie la partitura e ogni anima per la sua chiave

Il primo violino intona l’etere con l’eccellenza 

Increspature dell’aria dai flebili fiati dei clarini

Dai contrabbassi i fendenti puntuali

Ed il risuono di un tamburo che sorprende

Le viole forti del loro hertz mediano

Si sfila nel sole del mattino la geometria organica del concetto

 


 

Dì d’infinito

 

Nel libro i versi di una domanda inquieta

L’ansia dell’oltre a una nebbia di memorie

Fra i banchi in scena le risposte

Le vostre  movenze e i sussulti

Le gioie e i giorni grigi

L’iride intero dei sentimenti negli sguardi

Il sole e un concetto condiviso

Dì dei bagliori in cui la mia luce s’infinita

 


 

D’inverno il dio

 

Il dio oggi è inverno nella classe

Tossi del calcolo

Lemmi dalle raucedini del mercato

D’impatto lo sciroppo della logica

Amaro a loro

Fatica in me

Sudore sulle carni dell’idea

Quindi un retrogusto dolce negli sguardi che ripensano

Germi di primavera nella deglutizione

Domani forse dall’anima un fiore d’estate

 


 

La fenice di Minerva

 

Lemma su lemma si scioglie la lezione

Un sudore filosofico sulla mia pelle 

Nell’iride dei ragazzi lo specchio della secrezione

Intorno alla parola un entusiasmo dermoeidetico

Celeste corrispondenza sulle ceneri delle menti

Fra i cipressi che da Mileto vanno a Tubinga

Sul far del giorno si leva la fenice di Minerva


 

Il gioco del pensiero

 

S’incontrano nella classe i nostri giorni e ieri

Vicendevoli le trasfigurazioni

Lo spirito di un antico filosofo viene su al tempo

E i nostri giorni scendono giù nel concetto

Il silenzio è intorno e un brivido lo attraversa

Sgomenti nel gioco del pensiero

Trascolorano l’uno nell’altro i dì e l’eterno

 


 

D’inverno io e lei

 

D’inverno io e lei

Scendiamo giù per le vie del logos

Nei sotterranei antri della lingua e del pensiero

Fino al bagno nella fonte carsica dell’essere

E risaliamo

In superficie la parola e l’idea 

Umido a una giovane sementa

Con la notte la pausa del libro

Nella zolla del capricorno la danza congerminale dell’amaranto 

Destino di luce nel germoglio dell’astro settembrino 

 


 

L’inno alla gioia del domani

 

Ogni volta sulla pelle le scorre la lezione

E scende nelle carni dove incontra il regno dell’inquieto

Le rivoluzioni esistenziali dell’adolescenza

Giorni in cui è guerra ogni ricerca della pace

E la rosa della primavera si colora del bianco ghiaccio della neve

Si incurvano le esclamazioni dell’infanzia

E il punto di domanda è l’arco dello strale 

S’interrogano i dì con il sapere del passato

S’interrogano nel rogo di Eraclito

Discorde armonia per le risposte della lira

Note su cui s’intona l’inno alla gioia del domani

 


 

L’accento barbaro del logos

 

Per lui era un giorno come un altro

Lo derubò però l’asfalto

Senza senso a lui il furto del padre

Lo interrogo oggi

Nel quaderno i segni di una grafia intelligente

Ma l’accento cade barbaro sulle parole

Cade barbaro l’accento sulle ore dello studio

Sui giorni interi 

Di un’adolescenza già in cerca del bandolo del tempo

Le domande della filosofia non hanno una risposta

Ma quando lui interroga la vita

Quale filosofia a rispondergli

In un angusto spazio devo scrivere l’insufficienza

In un angusto spazio si muove il bisturi

Quando incide la ferita 

Dolore su dolore per disinnescare la scheggia nelle carni

Lì non possiamo lasciarla però

Fra i surrogati spirituali di un’ingannevole morfina 

E il filo della matassa cerca nell’ago l’intelligenza

Per continuare nell’incisione 

E chiudere lì dove trabocca il sangue

Ma la parola tace

Per non cadere anche lei sotto un accento barbaro

Gli stringo l’avambraccio

Solo nella carne ho trovato oggi la risposta

 


 

L’ancella del pensiero

 

Ci si scende alcune volte

Lì dove il pensiero non trova la porta del giardino

Intorno ogni maniglia libera la corda della mannaia

E scende giù la ghigliottina della contraddizione

Lama che fende anche il respiro dell’immaginazione

Ci si scende alcune volte

Ci scende però anche la parola 

Ancella del pensiero

E quindi sua levatrice

Del parto del dialogo

Pensa e parla

E ascolta

E parla e ascolta ancora

Ed amerai

Baci nella villa in cui ogni porta dà sul giardino

 


 

Di fiore in fiore

 

Suona la ricreazione e si sciolgono i ranghi

Ma il gioco continua

Su e giù per le scale 

O nel giardino

Fra una carta veloce per la burocrazia e un caffè 

Api di fiore in fiore

In un continuo prendersi perdersi e riprendersi

Mescolanza rapsodica e intelligente

Miele dall’eros del caso con la necessità

 


 

Le spalle del volley

 

Le spalle del volley

Nel levigato della primavera

pH che è sapiente apnea della carne

Planata onniaderente del pensiero

Una coltre di lentiggini

Ovociti di immagini di corse e di rincorse

Giochi nel sole sulla sabbia del Sahara

 


 

Geografie di fine anno

 

Gli ultimi giorni nella compulsione delle carte

Per chi resta fra i banchi o esce dal gioco

La geometria del concetto ha trovato la sua quadra

E respira lungo le linee del campo di calcetto

Tagli in diagonale e semicerchi oltre l’uomo

La sfera terra aria nelle equazioni della forza

Il collo e l’esterno cercano l’angolo del cuoio

La mano si distende sotto i legni

Sulla terra il loro ardore segna gli autografi dei giorni verdi

Nel manto di periferia i virgulti del tappeto dell’Olimpico 

 


 

L’inquilino del silenzio 

 

Si chiudono le finestre

Ed i cancelli

La tela del sapere annuale inquilino del silenzio

Anime di numeri e idee nella notte estiva della scuola 

S’incontrano fino al simposio di Ferragosto

Nella festa fantasmagorica del pensiero

Poi un sonno metempsicotico  

Si riaprono le finestre

Numeri e idee al risveglio fra i nuovi volumi

E ricomincia il rito dell’astrazione

 


 

Il fiore del’etere

 

Una selva d’innesti

Chi insegna con chi apprende

Chi apprende con chi apprende

Chi apprende con chi insegna

Chi insegna con chi insegna

Chi insegna con chi guida

Chi guida con chi apprende

Chi apprende con chi spazza

Chi spazza con chi apprende

Linfa dentro linfa

Orbitali vorticosi del pirrolo

Sull’asse del magnesio

La luce li attraversa

Si avvitano nel cielo

Astri intorno al sole

Il fiore dell’etere si schiude

 


 

Il pendolo del dio

 

Prima dell’alba la sveglia del mattino

Si stirano riluttanti le membra

Le palpebre rilasciano Morfeo

Accanto in un fazzoletto di letto il suo sonno

Naso a naso la figlia con la madre

Nei respiri si rinnova il cordone dell’ombelico

Volti trasognanti l’uno verso l’altro

Su di loro un bacio e mi alzo

Veloce l’acqua sul viso e la soluzione del caffè con il latte

Carburante dell’antimeridiana

In fretta i vestiti ed esco di casa

Passo su passo nell’umida oscurità incontro i fari del treno

Quindi i sobbalzi del ferro e i sibilii degli scambi

Il primo squarcio dell’alba sanguinolento dai finestrini

I binari aprono a ovest la curva

Si leva il mattino sul mare

Tangenziale salsedine del ferro

Fra i moli dei libri l’approdo nella classe

Le volontà riluttanti si raccolgono piano 

E cresce lo spirito intorno a un dilemma

In caratteri matematici o nel sanscrito della musica il libro della natura

La fatica per le parole del vero

Nel movimento dell’uno nell’altro

L’uno con altro nell’uncinetto del numero e della nota

E anche oggi la tela è tessuta

Stanco ritorno

Ma pago

Il mare lungo la costa

E i binari chiudono a ovest la curva

Una lenta consegna

Il verde dell’agro romano trapassa nel mattone dell’Urbe

Fra i sobbalzi del ferro e il sibilio degli scambi

Passo su passo nella città

Fino alla strada del sale

Li dove sfuma di nuovo il tetris del travertino

Il treno si ferma e risalgo al mio colle

Chiave su chiave il giaciglio

Ti vedo

Nel gioco speculare dei neuroni la gametogenesi del sentimento

Dalla radice gastrica si schiude nel petto

Un’onda si innalza per tutte le membra

Il vortice risolve e ti stringo

Nel pile dell’amore

Coperta d’eterno

I lazzi ed i baci

Lancette d’infinito nel pendolo del dio

 


 

La tonica della libertà

 

La bacchetta libera l’eccellenza dei violini

Sostiene i flebili fiati dei clarini

Rincula alla sciabolata della grancassa che sorprende

Sulla briglia ha l’hertz mediano delle viole

Si abbassa quindi

Perché la sinfonia cammini nella luce dell’eclissi maieutica

Ma il cielo di note si oscura a volte nella notte

Si scompongono le corde, i legni e le pelli

La polifonia scivola sull’uscio del disordine

Rientra allora la bacchetta fra le righe

Per levarsi su fino a un do di petto

Il raid del sole a mezzogiorno intesse la pausa in semibreve

Nel silenzio ognuno ritrova la sua chiave

E si riadagia lentamente nel suo ordito la tela dei suoni

Infine alla tonica della libertà

 


 

Il riabbraccio della marea

 

Lustro su lustro le domande

Increspature dell’acqua a risolvere sul bagnasciuga

S’impregnano dei sali della terra

Le risposte del paradigma e della retta

Dell’atomo e dell’idea

Quindi si riaprono i nodi al mare 

Fino ad un limo nella terra del destino

Il seme dell’intimo si schiude 

Policromia di petali nel sole

Scende la notte e si alzano i colori nella costellazione

La marea un riabbraccio alla bacchetta antica

 

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Chi è Giuseppe Cappello

Giuseppe Cappello è nato a Roma nel 1969.

Dopo gli studi classici si è laureato in Filosofia presso l’Università di Roma «La Sapienza».
Insegna filosofia e storia al Liceo.

Ha pubblicato diverse sillogie di poesia: "Le danze dell’anima" , "Il canto del tempo", "Il gioco del cosmo", "Scuola", "Dì d’infinito" e "Vita nuova".

Autore del libro "Viaggio in Grecia" e ultimamente anche di un CD musicale dal titolo "Days of Infinity".

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