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Home›Res Publica›La Prima Internazionale di Iuvenis Sapiens

La Prima Internazionale di Iuvenis Sapiens

By admin
giugno 10, 2019
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Diciamo subito una cosa che nell’economia del discorso è fondamentale: non sarei andato alla manifestazione Fridays for Future se ieri, quasi per gioco, ad occupare gli ultimi minuti dell’ora di lezione a scuola, non avessi fatto una sorta di sondaggio per sapere chi dei miei studenti di una terza liceo avesse in mente di andarci. Quasi tutti hanno alzato la mano! Con mio grande stupore. Vivo la realtà della scuola e non ero abituato a vedere un interesse così diffuso e spontaneo in ragazzi di sedici anni. Certo, sempre qualcuno, ideologicamente schierato (sempre più a destra che a sinistra) ho potuto incontrarlo con gli interessi per la politica. Ma quella mano alzata di un’intera classe mi ha colpito. Ed è così che, mentre quel gesto collettivo lavorava probabilmente dentro di me, mi sono ritrovato questa mattina a pensare … ma fammi un po’ andare a questa manifestazione! Fammi andare a vedere prim’ancora di partecipare questa volta.

Un paio di whatsapp per sentire se qualche amico volesse venire e ci siamo trovati con un’amica cara a Piazza della Repubblica. Nemmeno poi il tempo di affondare qualche altro passo nella piazza e, ancora una volta, quei ragazzi che il giorno prima avevano alzato la mano. Avevano detto e hanno fatto sul serio! Non che non gli avessi creduto ma è anche fisiologico che, in un sedicenne, gli impegni, e questo tipo impegni, nello scorrere della lancette e con la prospettiva di rimanere a casa a giocare alla playstation, si possano stemperare! Ma appunto erano là. A costituire quel fiume verde blu, con qualche bandiera rossa e qualcuna tricolore, che a un certo punto ho realizzato scendere torrenziale per via Cavour.

Per questa via sono sceso più volte a manifestare. Quando ero al liceo, nel riflusso degli anni Ottanta, no; ma poi all’università e quindi come docente l’ho fatto più volte. Sennonché questa volta, più il fiume scendeva torrenziale per via Cavour e io ad accelerare di fianco il passo per vedere quanto esso fosse lungo, oltre allo stupore della quantità c’era qualcosa di nuovo nella qualità. L’ho detto, le bandiere di un’appartenenza già scandita a monte, quelle rosse o tricolore, quasi si stentava a vederle; piuttosto i colori che mi sono portato a casa nella memoria sono stati il verde e il blu. Gli slogan non erano i soliti. Piuttosto cori senza parole. Quasi questo nuovo fiume scorresse ancora nel suono e non avesse maturato il logos: le parole per dire in una visone politica. Un fiume, dunque, ancora magmatico, come detto, torrenziale; senza la cristallizzazione della parola. Più delle improvvise ola a increspare le sue acque che degli slogan a risolvere nel mare della politica insomma.

Poi, a mettere il suggello sulla novità di quanto andavo seguendo sempre più con stupore e speranza per il futuro, lo sguardo degli stranieri capitati per le vie del centro di Roma oggi. Quando scendevo io per via Cavour, nelle manifestazioni universitarie e poi politiche, ho sempre avuto addosso gli sguardi di stranieri curiosi. Come a a dire: chissà per cosa si manifesta oggi qui in questo Paese. E non potevano essere aiutati dalla lingua; i cartelli e gli striscioni, oltre alle parole, erano in italiano. Sennonché questa volta subito ho percepito che i turisti che si imbattevano in questo fiume torrenziale non erano stranieri. Sapevano benissimo, pure essendo di altre nazionalità, di che si parlava. E i cartelli e le bandiere glielo confermavano. Quasi tutti in inglese. Insomma, Roma era solo il posto in cui si trovavano in quel momento ma il loro non era uno sguardo straniero. Era lo sguardo di chi poteva anche venire da Tokyo o da New York ma in quel momento era esattamente integrato nella situazione. Ho quindi immaginato turisti italiani non stranieri a Tokyo e a New York fare foto alle manifestazioni in quelle città (inviandole in Italia cosi come dall’Italia partivano per Tokyo e New York) e tutto il reticolo globale di sinapsi di immagini che ha potuto attraversare il pianeta in quei momenti su questo evento politico mondiale. Nella miriade di sinapsi si forma la coscienza nel cervello e c’è da credere che oggi debba essere stato allo stesso modo un grande giorno per la formazione di una coscienza collettiva del pianeta.

Probabilmente, oggi, ho pensato, sto partecipando a quella che veramente è la Prima Internazionale. Nella chimica torrenziale di un H2O giovanile che sente, prima di capire, che per invecchiare e veder crescere i propri figli, a Roma come a Tokio, così come a Ragusa fino a Bristol, deve cominciare a preoccuparsi della assalto massivo della CO2 di cui noi più avanti con l’età non possiamo avere la giusta prospettiva sulla pelle e nella carne. Possiamo capirla ma non sentirla come scorre sulla loro pelle e dentro la loro carne.

Qui è il futuro. Innanzitutto in questo appartenersi globale di giovani che oggi hanno sfilato a Via Cavour senza avere su di se occhi stranieri. E avendo piuttosto su di se i primi segni di una reale coappartenenza cosmopolita al di sopra della cieca e isolata partecipazione atomistica nell’economia del mercato globale.

Vi è da pensare che la politica, sull’onda verde del problema ambientale, possa anche riscoprire il segnale rosso che lampeggia di fronte alle magnifiche sorti e progressive figurate dal capitalismo. Che la sfida non è più contro l’orso russo abbattuto fra i ghiacciai delle sue terre. La sfida è quella con ciò che dal cielo ricade su tutti noi quando i ghiacciai si vanno sciogliendo a un ritmo esponenziale e le condizioni della permanenza di homo sapiens sulla terra possono cominciare a incrinarsi senza appello. Che di questo si tratta: non di salvare la natura dall’uomo, ma l’uomo dalla natura. Che essa continuerà ad essere pure se dovesse chiudersi l’episodio di homo sapiens. Ma abbiamo fiducia … iuvenis sapiens con la vera Prima Internazionale del genere umano potrebbe trovare ancora una via! In questo Venerdì Santo del Futuro noi siamo con lui!

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Chi è Giuseppe Cappello

Giuseppe Cappello è nato a Roma nel 1969.

Dopo gli studi classici si è laureato in Filosofia presso l’Università di Roma «La Sapienza».
Insegna filosofia e storia al Liceo.

Ha pubblicato diverse sillogie di poesia: "Le danze dell’anima" , "Il canto del tempo", "Il gioco del cosmo", "Scuola", "Dì d’infinito" e "Vita nuova".

Autore del libro "Viaggio in Grecia" e ultimamente anche di un CD musicale dal titolo "Days of Infinity".

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