Meno storia, più educazione civica. Perché?
Ad un certo punto, mentre ritornavo da scuola sulla strada di casa, mi sono venute una domanda e una risposta immediate e simultanee. Ma come mai questo governo depotenzia lo studio della storia, fino a togliere la traccia di storia dall’esame di maturità, e nello stesso tempo insiste sullo studio dell’educazione civica? Il ministro Bussetti dice che quello della storia può essere uno studio trasversale alle altre discipline mentre proprio l’educazione civica, che a mio avviso è il vero studio e il frutto trasversale dell’ intero quinquennio degli studi del liceo, si avvia a diventare una materia autonoma. Ed ecco allora la risposta alla domanda: la storia viene insegnata da docenti provenienti dalle facoltà di lettere, storia e filosofia. Facoltà notoriamente frequentate da chi arriva all’università già con una sensibilità di sinistra e storicamente egemonizzate da una cultura di sinistra. Non è che il governo allora stia pensando di qualificare come materia autonoma l’educazione civica per immettere nella scuola i laureati di giurisprudenza? Una facoltà che è molto più caratterizzata, soprattutto nella sua componente maggioritaria dell’avvocatura rispetto a quella minoritaria della magistratura, da studenti e futuri laureati di (centro)destra. Lo studio del diritto, peraltro, sganciato da quello della storia è un sapere, sui grandi numeri, più tecnico che umanistico. E siamo alle solite: con il diritto delle XII Tavole ma senza la sua storia, di fianco alla solitudine dei numeri arabi (quella dei sempre più diffusi licei scientifici senza il latino), dritti verso la solitudine dei numeri romani. Può essere che mi sbagli ma è proprio in forza della memoria storica che le nuove generazioni potranno conoscere, tra l’altro, Giulio Andreotti e la sua celebre espressione: a pensare male si fa peccato ma molto spesso ci si indovina! A giurisprudenza nel 2040 … Andreotti chi? Più importante sarà invece non dimenticare ed esercitare l’antica arte atenaica del Professor Coppi e della sua allieva, ad oggi Ministro, meno onnipresente selfista ma più strategica sofista, Giulia Bongiorno: l’arte di rendere più forte il discorso più debole. Con buona pace proprio dell’educazione civica!