Le elezioni inglesi e lo spirito del Cavaliere
(pubblicato su “il Riformista” del 14/05/2010)
Gentile direttore,
in Inghilterra si comincia a formare il governo Cameron e le prime decisioni sulla scelta dei ministri ci danno un primo spunto di riflessione: il premier britannico ha quarantaquattro anni, il suo vice, il liberal-democratico Clegg, quarantatre, il ministro delle finanze, Osborne, addirittura trentotto; e si potrebbe continuare a indicare per gli altri ministri nel segno dell’accento sulla giovane età anagrafica. Sennonché ritengo che sia importante sottolineare come l’età dei politici inglesi non ci dia solo e soprattutto un’indicazione anagrafica; in questo fenomeno anagrafico infatti può essere rinvenuto un fenomeno di ordine sociale. Continuiamo infatti ad apprendere, dall’età dei ministri Regno Unito, che l’Inghilterra è ancora un paese fortemente borghese; che l’energia dell’azione e lo slancio dell’intelligenza verso il futuro propri della ragione pratica sono ancora la spina dorsale della classe dirigente britannica; questa non inclina a costituirsi nello spirito gerontoaristocratico che induce a pensare che la ragione speculativa degli anziani sia la migliore ed esclusiva guida dell’azione politica. E se è ormai una nota storica il fatto che in Italia la borghesia non si sia mai imposta come ceto sociale dominante e, di riflesso, non ci sia mai veramente stata una classe dirigente propriamente borghese, è oggi l’età anagrafica della nostra classe dirigente e, nello specifico, del nostro ceto politico a confermare come il fenomeno storico della gerontoaristocrazia italiana non abbia conosciuto alcuna incrinatura. La figura di Berlusconi ci aiuta, in questo senso, a capire: probabilmente il suo giovanilismo a tutto tondo è dettato dall’istinto dell’uomo del fare che intuisce come nelle rughe si annidi la famosa nottola di Minerva della riflessione che, hegelianamente, si leva sul far del crepuscolo; che egli rifiuti ogni segno del tempo sulla sua pelle ci indica come il nostro Presidente del Consiglio costituisca ancora una volta il veritiero spirito dell’attuale fase storica italiana: nella sua età e sulla sua pelle, infatti, leggiamo il compromesso storico fra il tributo alla gerontocrazia italiana e la risposta di plastica con cui l’Italia dà conto all’inesorabile cooptazione nel processo di globalizzazione dell’economia borghese.