Il Liceo: logocentrico o tecnocentrico?
Ho appena letto il numero del Venerdì dove mi ha fatto piacere trovare l’ampio dibattito che si aperto dopo il mio intervento precedente sulla mentalità ‘applicativo-produttiva’ che sta sempre di più caratterizzando gli studi liceali italiani. Contento soprattutto di leggere gli interventi polemici – nel segno della critica verso la gentiliana pedagogia logocentrica e in favore di una diversa impostazione positivista tecnocentrica – per aver sollevato un dia-logo. Metto il trattino non per velleità heiddegeriane che sono quanto di più lontano si possa immaginare da me; quanto piuttosto perché due logoi che si contrappongono nel vero dialogo al di là di melensi spiriti d’incontro propagandati a destra e a manca nella chiacchiera (questa sì nell’accezione heideggeriana) del tempo. Due logoi che si contrappongono nell’esito di un percorso formativo simile (quello degli studi liceali classici e del prosieguo universitario umanistico). E, chiedo, quale prova migliore della bontà degli studi classici di un tempo se non nella capacità di generare prospettive diverse a partire da premesse similari? Non è questa la migliore testimonianza della scuola della speculazione come scaturigine del pensiero critico? Della libertà più profonda dell’essere umano? Ciò che continuo irriducibilmente a pensare come la cifra della nostra cultura, da Socrate a Gentile, di cui, da apolide di sinistra, rivendico con orgoglio la filiazione culturale. In uno spirito del tempo che ha ridotto a etichettare piuttosto che a studiare; e dunque a vedere nel filosofo idealista italiano il portatore di una mentalità reazionaria di destra invece che lo studioso che ha fornito a migliaia di figli di operai e di contadini la possibilità di emanciparsi proprio in virtù degli studi liceali. Reazionaria a mio avviso è la scuola come si va profilando oggi, quella scuola che sempre di meno ha nelle sue corde la virtù che da studi similari fuoriescano pensieri in contrasto fra loro; e, invece, dalla superficie di una direzione centrifuga di interessi collassa spesso nella univocità di un pensiero omologato. Sempre meno capace di intessere la stessa fibrillazione politica di uno stato democratico lì dove invece a mio avviso riesce la scuola del logos e del pensiero critico.