Elezioni europee 2009. La scelta a sinistra
(pubblicato su “il Riformista” del 04/06/2009)
Caro direttore,
siamo ormai alle porte delle elezioni europee e immagino che molti elettori di sinistra, come il sottoscritto, siano in uno stato di forte imbarazzo di fronte al voto; in questo senso non stupirà la scelta di chi diserterà l’urna elettorale lì dove i gruppi dirigenti hanno costruito in questi anni un’urna funeraria. Per quello che mi riguarda vi è però ancora un richiamo filosofico che mi induce a non disertare il voto e che suona nei seguenti termini kantiani: “fai quel che devi, accada quel che può”. Vi è infatti, a mio avviso, il dovere degli elettori di non contribuire all’estinzione della sinistra italiana in relazione alla quale, lo ripetiamo, i dirigenti hanno fatto tutto il possibile; accadrà poi quello che può. Sennonché, di fronte al richiamo del suddetto dovere, si ha il diritto di trascurare ogni appello dell’ultimo minuto al cosiddetto voto utile e di cercare di meditare quale sia la scelta che a ognuno sembri più sensata. Una volta superato lo scoglio dell’astensionismo si presenta infatti il problema della frammentazione: continuare col Pd? Rompere ogni indugio rispetto a Di Pietro? Rimanere saldi nelle certezze della falce e martello? O provare con Sinistra e Libertà? Per quello che mi riguarda proverò a seguire coerentemente il percorso che ho ritenuto più valido dopo lo scioglimento del Pci. Non ebbi esitazione, a quei tempi, sul fatto che la costituzione di una sinistra socialdemocratica di stampo europeo fosse l’itinerario su cui incamminarsi e perciò guardai con favore alla nascita del Pds. Cercherò di districarmi dalla ennesima matassa di questo voto nello stesso senso: il Pd ha fatto di tutto per essere tutto e in termini socialdemocratici sembra essere niente; l’Italia dei Valori sembra ancora distinguersi per contraddizione rispetto all’avversario; Diliberto e Ferrero continuano nella loro ritirata sull’Aventino rosso che scartai già al tempo di Garavini; sembra quindi che l’unico progetto che possa tenere fede all’ipotesi socialdemocratica senza cedere a destra o a sinistra sia quello proposto da Sinistra e Libertà. Purtroppo, dopo quasi vent’anni, siamo ancora nel segno del progetto e, per giunta, nelle dimensioni ridotte della sopravvivenza: farò quel che devo, accada quel che può.