Il dilemma della Repubblica
Caduto il governo, per chi abbia a cuore le sorti della democrazia parlamentare in Italia si pone un dilemma impegnativo. La prima opzione che si presenta nella scelta politica è quella di immobilizzare Salvini percorrendo la via di un’alleanza fra 5S e PD; fare un governo con l’appoggio di queste due forze politiche e impedire appunto a Salvini di andare all’incasso elettorale nel momento del suo consenso più alto. Lui si è mosso per questo e per evitare di perdere il consenso proprio di fronte alla legge finanziaria rispetto a cui sarebbero emerse tutte le balle che ha raccontato agli italiani. Sennonché percorrere questa strada significherebbe immobilizzare Salvini (e la sua sodale Meloni) ma anche prendersi in carico una legge finanziaria lacrime e sangue. Cosa di cui il M5S, che è stato al governo, dovrebbe dare conto, ma che per il PD sarebbe un onere non dovuto. Anche perché intanto lo stesso Salvini griderebbe all’inciucio e in questa Italia di gente che non ragiona più potrebbe addirittura accrescere il suo consenso. Salvini potrebbe gridare contro la stessa finanziaria che è la conseguenza della sua propaganda politica. Contro la finanziaria che avrebbe dovuto fare lui. Non è certo una bella prospettiva (può essere po’ lenita con il provvedimento demagogico del taglio dei parlamentari). Sennonché la seconda opzione del dilemma, contro i risvolti negativi della prima opzione, sarebbe quella di andare a votare. Ci sarebbe una linearità in tutto ciò ma è una linearità che porterebbe molto probabilmente dritto dritto Salvini e le sue prospettive eversive (l’appello ai “pieni poteri”) alla presidenza del Consiglio. Con una aggravante non da poco: il Parlamento che si costituirebbe sarebbe quello che andrebbe a eleggere il successore di Mattarella. Per la prima volta si creerebbe la condizione in cui un governo di destra, ma in questo caso meglio dire di ultra destra eversiva, potrebbe conquistare e la Presidenza del Consiglio e la Presidenza della Repubblica. E’ la situazione che sempre Berlusconi avrebbe desiderato per sé e mai, grazie al cielo, ha avuto; nelle mani di Salvini sarebbe esplosiva per le sorti della democrazia italiana. Insomma, sia i politici che la stessa opinione pubblica di centro-sinistra devono molto meditare su questo dilemma. Una mano ce la darà probabilmente quanto vedremo andare in onda nella formalizzazione della crisi di governo. Non è ancora questa una democrazia autoritaria, ma una democrazia televisiva sì! Tutti i movimenti e gli stessi sentimenti (che oggi quasi esclusivamente contano in politica) andranno sulla scena dei media in maniera plastica e ciò avrà un peso rilevante negli umori dell’elettorato. In questo senso, l’attenzione più importante dovremo riservarla a ogni minimo particolare nel rapporto fra Conte e Salvini. Sia perché il primo gliele ha promesse a Salvini sia perché proprio Conte potrebbe essere individuato come il Presidente del consiglio di un governo istituzionale (con onori e soprattutto oneri). Insomma, la questione sul da farsi adesso, per chi ha a cuore il futuro della democrazia parlamentare in Italia, è piuttosto complicata. Bisogna meditare, sperando che lo facciano anche questi disastrati politici che ci ritroviamo alla guida di tutti partiti, e confidare nella saggezza del Presidente Mattarella.