Apolidi di sinistra
(pubblicato su ”il Riformista” del 22/05/2008)
Gentile direttore,
credo che, oggi, nell’espressione “apolide di sinistra”, il genitivo non abbia altra funzione che quella dell’esplicazione tautologica del soggetto. E’ difficile infatti, allo stato dei fatti, individuare un’istituzione politica o culturale che riconosca, sul suo territorio, la piena cittadinanza a chi ancora crede in quelli che sono i valori costitutivi di un pensiero e di una condotta di sinistra. Viene innanzitutto da pensare al Pd: le parole socialismo e laicità sono bandite o, quando va bene, affidate a un impacciata balbuzie; lì dove parla piuttosto il fatto eloquente che ancora non sappiamo in quale famiglia politica continentale voglia confluire il partito a cui dovremmo dare il voto alle imminenti elezioni europee. Forse dovremo volgerci allora a quello che è rimasto della Sinistra Arcobaleno? Fra questi lidi, quelli del 3,5 percento, si ripete in commedia lo spettacolo che i governi della destra europea danno in modo tragico su scala continentale: il ripiego sull’identità e la conseguente esasperazione di ogni conflitto. Non vorrei poi trascurare anche lo stato di frustrazione per chi, di sinistra e cattolico, deve fare i conti con la Chiesa attuale: che non è certo quella di Giovanni XXIII e di Paolo VI ma nemmeno più quella di Giovanni Paolo II. Potremo continuare, ma pensiamo che quanto abbiamo richiamato sia sufficiente per ribadire che oggi, chi è di sinistra, è ipso facto apolide. Sempre che si possa chiamare apolide colui a cui la ragione e la fede non negano, proprio in questi tempi, il loro asilo. Scrive, per il primo, Einstein in una sua lettera a Benedetto Croce: “La Filosofia e la Ragione sono ben lontane dall’essere destinate a guidare l’umanità anche in un futuro prevedibile oggi, ma resteranno – come sempre furono – il rifugio degli eletti, di quell’unica vera aristocrazia che non opprime nessuno e non crea invidie e che quelli che non ne fanno parte non sanno neppure riconoscere. Nessuna società umana può vantare vincoli tanto forti tra vivi e morti. Si conoscono compagni di secoli passati come amici, e i loro detti non perdono mai la loro fertilità ed il loro fascino. Infine chi fa parte di quell’aristocrazia può bensì venir trucidato dal resto dell’umanità ma non storpiato”. E si legge nel Vangelo di Matteo per il secondo: “Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’Uomo non ha dove posare il capo”.