Buonascuola: dismissioni in ruolo
(pubblicato in estratto su la Repubblica del 19/08/2015)
Ho letto la lettera della insegnante e collega Marcella Raiola a cui ieri Repubblica ha dato meritoriamente quello spazio che un grido così accorato e così bene argomentato nella verità meritava (nonostante lo scivolone sull’uso improprio del termine ‘deportazione’) . La mia posizione è esattamente la stessa per anagrafe, anni di insegnamento, sacrifici e amore per l’insegnamento e perciò non posso non condividere tutta la sofferenza che trasuda da quanto scrive la collega a fronte della disillusione nei confronti di un governo da cui ci si aspettava, per quello che concerne la scuola, molto di più e soprattutto molto di meglio. Sennonché, a fronte della piena condivisione nella sofferenza e nella riflessione, la mia scelta è stata differente. Ho accettato, nonostante tutto (soprattutto la coniugalità e la paternità), di fare la domanda ed espormi sia agli spostamenti geografici che a quelli più propriamente professionali (è vero quanto dice la collega che non sapremo dove andremo a insegnare e soprattutto che cosa andremo a insegnare). Spostamenti o meglio sobbalzi geografici e professionali che, a integrazione di quanto scrive la collega, noi precari decennali dovremo accettare essendo finiti ultimi tra gli ultimi; essendo finiti nelle ultime fila del reclutamento precedute da quelle fila di chi è appena entrato nel mondo della scuola in virtù del concorso bandito nel 2012. Fila non solo composte dai vincitori di tale concorso ma anche della miriade di semplici idonei all’insegnamento decretati da quel concorso. Non si tratta naturalmente di parole contro questi colleghi (di cui si auspica altresì la graduale assunzione) quanto piuttosto nei confronti di un sistema di reclutamento di fronte a cui rimane sgomenta qualsiasi persona di buon senso a cui si cerca di spiegare ciò che effettivamente non ha in sé criteri di minima intelligibilità. E concorre in maniera decisiva al disallineamento totale in ordine alla logistica e alla professionalità di insegnanti come il sottoscritto, la collega Raiola e altre decine di migliaia di cui invece la Corte di Giustizia Europea aveva intimato una vera stabilizzazione.