Caracas, Italia
(pubblicato su l’Espresso del 10/02/2019)
Gli sviluppi della crisi venezuelana precipitano ogni giorno di più e, a fronte delle prese di posizione degli Stati Europei, il Governo italiano non ha ancora espresso una sua posizione ufficiale. Questo perché i soliti Cinque Stelle ormai stanno a loro volta sempre di più precipitando fra “quel cattivo coro / de li angeli che non furon ribelli / né fur fedeli a Dio”. In realtà dove in Venezuela sia finito Dio non è cosa facile da intravedere.
L’Europa, al netto dell’Italia, ha espresso, con l’inaugurale posizione del socialista Sanchez, una posizione dignitosamente unitaria; la Russia e la Cina, per altri versi, non hanno tardato a fare sentire la voce dei loro dittatori; gli Stati Uniti infine, su cui certamente incombe l’ombra degli appetiti petroliferi e degli interessi geopolitici nel Sud-America, pure si sono schierati con il loro Comandante in Capo.
E la sinistra italiana? Se ve ne è ancora una, pare ad oggi non essere pervenuta. E invece il dibattito sul Venezuela potrebbe essere di grande aiuto per ritarare il calibro del socialismo in Italia; in una sorta di esperimento morettiano a cui potremmo dare il nome di Caracas Italia.
La strada per Caracas ci porta infatti di fronte all’atavico dilemma del socialismo italiano; riformista e democratico, con il rischio di precipitare fino alle secche del renzismo, o rivoluzionario e illiberale fino alla consegna del ben dell’intelletto fra le steppe della Siberia o le risaie cinesi?
Grazie al cielo, quello del sol dell’avvenire tutto italiano e mediterraneo, il socialismo italiano, quando è stato di massa e costitutivo della migliore storia del nostro Paese, ha avuto parole, strategie e obiettivi, che ne hanno costituito la cifra specifica. Una cifra specifica che può essere riassunta nelle parole periclee di Sandro Pertini, per cui il vero Presidente di quello che era ancora un vero popolo ebbe a dire: «Per me libertà e giustizia sociale, che poi sono le mete del socialismo, costituiscono un binomio inscindibile: non vi può essere vera libertà senza giustizia sociale, come non vi può essere vera giustizia sociale senza libertà. Ecco, se a me socialista offrissero la realizzazione della riforma più radicale di carattere sociale, ma privandomi della libertà, io la rifiuterei, non la potrei accettare». Sulla via di Caracas, queste parole dovrebbero cadere come una folgorazione per tutti coloro che oggi cercano veramente di ricostituire una sinistra unitaria e di massa in Italia.
Sulla via di Caracas, noi che per le strade dell’Ottantanove francese fino alla Piazza di San Giovanni in Laterano della Prima Repubblica italiana, abbiamo imparato che non vi può essere vera libertà senza giustizia sociale; che «un uomo che ha fame, che è nella miseria, che non ha lavoro, che è umiliato perché non sa come mantenere i suoi figli ed educarli […] non è un uomo libero, ovvero è un uomo libero solo di bestemmiare e imprecare»; noi che abbiamo imparato questo, dobbiamo anche sapere, sulla via di Caracas, perché lo abbiamo imparato dal socialismo italiano e mediterraneo, che se ci offrissero la realizzazione più radicale di carattere sociale, ma privandoci della libertà, noi non la potremmo accettare. Noi non la possiamo accettare. Che non vi è giustizia sociale senza libertà. Ed ora a Caracas non vi è giustizia sociale perché non vi è libertà.
Se siamo scivolati nelle secche della declinazione italiana del blairismo non pensiamo di ricostruire, nella nostra Caracas Italia, il socialismo delle Tesi di Aprile. Il socialismo della Siberia e delle risaie cinesi. Innanzitutto perché gli Stati Uniti avrebbero buon gioco, proprio a partire da Caracas, nel favorire dei veri e propri colpi di Stato che porterebbero al potere i militari e istaurerebbero degli stati autoritari di destra (questo ce lo ha insegnato proprio sulla strada di Santiago Italia, Enrico Berlinguer); Guaidò è un socialista democratico (così come social democratico è il suo partito di Voluntad Popolar) e dal socialismo democratico, da cui ogni bene solo è venuto ai popoli europei, è necessario riprendere per la nostra sinistra di Caracas Italia. Di Caracas Europa. Il resto è capitalismo dal volto disumano: individualistico, come nei centri commerciali di Manhattan, o di Stato, come dalle steppe russe alle risaie cinesi. Il primo, con l’alibi della libertà, assassino della giustizia sociale; il secondo, con l’alibi della giustizia sociale, assassino di ogni libertà. Entrambi, alla fine, senza né giustizia sociale né libertà.
Facto un poco di proemio et di scusa ai compagni per bene, se non mi adatto a portar le catene.