Ai posteri l’ardua pendenza
(pubblicato su il Manifesto del 2/10/2018 e sull’Espresso del 7/10/2018)
La manovra finanziaria oltrepasserà dunque la soglia che l’esile ministro Tria, plastico rappresentante della razionalità politica contemporanea, non voleva assolutamente scavalcare. Ce ne sarà per tutti. Soldi a pioggia per il reddito di cittadinanza, per la flat tax, per chi voglia andare in pensione con un paio d’anni di anticipo; finanche per gli evasori fiscali su cui sta per scendere la manna di un altro condono. Fra queste misure si può essere d’accordo con il reddito di cittadinanza; a patto che esso sia costruito come un volano per ridare fiato a chi si voglia adoperare per cercare un lavoro. La flat tax, oltre ad essere la gemella omozigota della più sfacciata pace fiscale, è, per chi abbia ancora questa sensibilità, contro la costituzione e contro la storia delle lotte per l’affermazione del principio sociale della fiscalità progressiva. Ma nell’egoismo della temporalità, in cui gli uomini non sembrano che conoscere la dimensione del presente, la storia e il passato non sono altro che il vezzo di chi crede ancora in quella cultura con cui «non si mangia». Sennonché, nell’egoismo della temporalità, oltre al posto per il passato non vi è nemmeno quello per il futuro. Tutta la manovra è infatti costruita per rimandare alle generazioni a venire quel debito che a noi è stato lasciato in eredità dai governi meno virtuosi della Prima Repubblica. Insomma, siamo alla cosiddetta Terza Repubblica ma la regola aurea della politica economica sembra essere sempre la stessa: ai posteri l’ardua pendenza.