I dioscuri dell’azzardo
(pubblicato su il Manifesto del 10/10/2018)
Non sono un economista ma dal dibattito che si sta sviluppando sulla manovra finanziaria mi sembra di capire che l’idea di fondo sia quella di fare deficit perché ci si aspetta poi che i cittadini e le imprese reimmettano questi soldi nel circolo dell’economia determinando un aumento del prodotto interno lordo. Che la politica non sia una scienza esatta ma di ciò che può accadere «per lo più» lo sosteneva già Aristotele e dunque non vi è nessuno fra gli uomini e soprattutto fra i governi che possa procedere con certezza apodittica nel proprio operato. In questo senso quanto si ripromettono di fare Di Maio e Salvini può essere giudicato sotto due rispetti. Senza una apocalittica condanna preventiva; ma anche sotto la critica dei citati dioscuri che, a fronte delle previsioni apocalittiche, ribattono con le loro certezze apodittiche. In un contesto economico instabile come quello italiano il confine fra l’azione e l’azzardo è molto labile e dunque farebbero bene i gialloverdi a sostenere la loro prospettiva con prudenza e col più alto tasso di diplomazia possibile rispetto all’Europa; sennonché è forse proprio congenere a questo tipo di intervento economico il segno della sfrontatezza politica. Speriamo che tale sfrontatezza non sia solo amore per il gioco d’azzardo e abbia invece almeno una recondita base di vera meditazione; onde l’Italia non debba trovarsi lei a essere rappresentata come quel paziente ludopatico che aziona la sua leva augurale del deficit per ritrovarsi sempre di più nella rovinosa spirale del debito.