Della pena e dei delitti
(pubblicato su ”il Riformista” e su ”la Stampa” del 22/12/2007)
Caro direttore,
abbiamo appreso con grande soddisfazione la notizia per cui l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha deliberato la messa al bando dell’istituzione della pena di morte. Una notizia importante su due importanti fronti del diritto: quello statuale e quello interstatuale. Dopo la moratoria, infatti, nessuno stato, istituzione della ragione umana che ha il suo fine nella tutela dei diritti originari alla vita, alla salute e alla libertà, potrà più arrogarsi, perlomeno in via di diritto, la prerogativa di togliere all’individuo, per quanto giudicato reo, proprio il primo dei diritti a lui connaturati. In seconda battuta, poi, sul fronte dei rapporti fra gli stati, possiamo registrare il successo di quella kantiana “fiducia nella teoria risultante dal principio giuridico il quale indica come deve essere il rapporto tra gli uomini e gli Stati, e che raccomanda agli dei della terra il principio di comportarsi sempre nei loro conflitti in modo che una siffatta repubblica universale dei popoli venga preparata, e quindi di considerarla possibile esistere”. Sennonché, in questa settimana, le notizie che continuano a seguire a quella per cui possiamo essere felici sono quelle di altri operai morti sul lavoro. Ecco: non vorremmo che la pena di morte, tolta via di diritto dalla sfera giudiziaria degli stati, possa ripresentarsi come istituzione “fisiologica” proprio nella sfera del mondo del lavoro e, sul fronte internazionale, la costruzione della repubblica dei popoli auspicata da Kant ceda piuttosto il passo alla repubblica dei profitti.