I cieli di Israele
(pubblicato su ”il Riformista” del 30/12/2008)
Nell’Antico Testamento e nel Talmud vi è il noto racconto del pane che, frutto del sudore degli angeli, cadeva dal cielo sul popolo ebraico a rinfrancare i giorni dell’Esodo. Il cielo del popolo di Jahvé, nel viaggio dell’emancipazione dalla schiavitù e del raggiungimento della sua terra, fu il cielo della manna. Oggi, purtroppo, ci giungono le notizie per cui dobbiamo constatare come sui cieli del confine fra Israele e la Palestina a cadere sia piuttosto il sudore di demoni maligni. Per sapere a quale fra i due popoli di quella martoriata terra debbano essere ricondotti tali demoni si ricorre spesso al ragionamento su chi abbia sparato per primo o chi occupava per primo quei territori: con il risultato di un regresso all’infinito che non ci dà la chiave per intendere il problema al di là di una posizione di parte. Credo che il popolo ebraico sia un grande popolo e, al di là della miriade degli uomini di cultura che possono essere l’esempio di tale eccellenza, la testimonianza maggiore di questo fatto sta nella capacità di aver saputo costituire uno stato democratico in quelle terre che storicamente hanno avuto una difficoltà con questa istituzione. Sennonché penso che ciò a cui si assiste in questi giorni sia un segno di debolezza delle istituzioni democratiche israeliane: di fronte al lancio dei missili Qassam dai territori Palestinesi non credo sia democratico e soprattutto utile reagire con la rappresaglia indiscriminata che miete vittime fra donne e bambini. In ogni stato democratico, anche qualora dei terroristi si asserraglino dentro un palazzo facendosi scudo di donne e bambini, a nessuno viene in mente di tirare giù il palazzo con il fine della sicurezza nazionale. Insomma, se certo non si può non ammettere che i Palestinesi abbiano un problema con la democrazia dobbiamo anche registrare che anche dai cieli israeliani non cada propriamente di questi tempi quella manna. Sono lontani i tempi di Rabin e dell’ultimo Sharon, Bush non è ancora uscito dalla Casa Bianca e Obama ancora non vi è entrato; ma perché dai cieli del Medioriente ritorni a cadere il sudore degli angeli e non il sangue di donne e bambini, palestinesi e israeliani, la strada è sempre la stessa: quella del dialogo politico, unica dimensione, in cui la democrazia può essere esportata e contagiosa.