Dall’albero alla neocorteccia
(pubblicato su ”il Riformista” del 06/01/2009)
Rispetto a quanto sta accadendo a Gaza e, più in generale, al rapporto fra israeliani e palestinesi può essere molto utile leggere le parole della recente intervista rilasciata all’Unità da Rita Levi Montalcini. La grande studiosa ha spiegato come la parte limbica del cervello sia stata di grande utilità all’australopiteco nel momento in cui questo nostro primigenio antenato è “sceso dagli alberi” e ha fatto appello alla risorsa celebrale dell’aggressività “per difendersi e per combattere”. Sennonché il premio Nobel ha subito aggiunto che “lasciarsi condurre dal sistema limbico non è più un vantaggio evolutivo, come lo è stato per l’uomo primitivo, ma può diventare un elemento che mette in pericolo la vita dell’uomo come specie”. Sono parole che andrebbero spiegate a molti leader politici e che oggi risuonano più che mai indicate per intendere il comportamento dei dirigenti di Hamas e, dispiace dirlo, del governo israeliano. Gli uni e gli altri sembrano pensare ai loro rapporti più nel segno dell’aggressività e della violenza che in quello intelligenza politica; o, più realisticamente, gli uni e gli altri hanno capito che parlare “al sistema limbico” dei loro popoli è la strada più facile per la costruzione del consenso. Dice sempre la Montalcini: “E’ certo che … i fondamentalismi hanno sempre fatto appello alle pulsioni arcaiche dell’uomo. Hanno puntato sulla prevalenza del sistema arcaico su quello cognitivo”. Per converso, da Socrate, secondo cui “sbagliano per mancanza di scienza quelli che sbagliano nella scelta dei piaceri e dei dolori, dei beni e dei mali”, alla stessa Montalcini, per cui “l’unico vero antidoto ai sistemi totalitari è la cultura, la conoscenza … la neocorteccia, il cervello del linguaggio e della cognizione che deve prendere il comando sul cervello arcaico per controllare la fase emotiva e primitiva del comportamento”, sono queste le parole di quegli uomini e di quelle donne che hanno avuto a cuore con intelligenza il vivere comune degli uomini e che probabilmente spiegano meglio di ogni altra la questione israelo-palestinese e, pìù in generale, tutti i comportamenti di qualunque popolo o individuo pensi ancora alla sua relazione ultima con l’altro nei termini dell’aggressività e non in quello della conoscenza. E sono queste le parole che indicano la strada, la si voglia percorrere o meno, attraverso cui ora passa l’evoluzione o l’estinzione di quell’essere vivente che, speriamo non a caso, ha scelto per sé il nome di homo sapiens.