Cinque in condotta
(pubblicato su ”il Riformista” del 27/01/2009)
Caro direttore,
pochi giorni fa ho partecipato a un collegio dei docenti nel liceo in cui insegno e ho appreso le condizioni alle quali potrà essere comminato il famoso cinque in condotta con cui il governo, per dirla proprio con un termine di Andrea Romano, ha mostrato quel “cattivismo” in virtù del quale ha fatto incetta di voti fra gli istinti repressi di un popolo esasperato. Esasperato e presto deluso. Il sangue e l’arena degli annunci sono rifluiti infatti in una grigia circolare ministeriale che individua il destinatario del cinque in condotta in quello studente che, dopo aver recato danno alla vita della scuola e alle sue strutture, incorra in una sospensione di quindici giorni. Una misura, quest’ultima, che il testo della circolare e lo stesso diritto consuetudinario scolastico non prevede se non per un soggetto che, di fatto, arrivi a infrangere il codice penale. E non basterà: pure qualora, infatti, lo studente si renda colpevole di una tale infrazione, il cinque in condotta non scatterà; lo stesso studente avrà l’opportunità di “redimersi” e ciò gli varrà una piena sufficienza. Insomma: molto probabilmente, alla fine del anno scolastico corrente, non vi sarà, in tutta la penisola, nemmeno un’insufficienza in tema di condotta. Pure dove vi fosse, lo studente sarà più impegnato a difendersi in un’aula giudiziaria che non a essere preoccupato per quanto gli possa riservare la punizione dell’aula scolastica. Il cinque in condotta non sarà dunque, in ultima analisi, quella misura che veniva pensata quale panacea con cui gli “anziani” avrebbero visto la fine del disordine disciplinare di cui oggi si parla tanto e che era assente dalla “scuola di una volta”. Nessuno dei genitori si preoccupi, o si illuda. Piuttosto potrà presto conoscere il risvolto ridicolo della questione. Poiché infatti, a tutti gli effetti, con la nuova disposizione, il voto di condotta entrerà a fare media nel novero delle materie scolastiche, si assisterà, con l’accompagno della beffa al danno, al fenomeno per cui uno studente che pure non avesse una media sufficiente potrà raggiungere la promozione in virtù di una condotta che non lo abbia coinvolto in una vicenda giudiziaria. Con buona pace della tanto declamata meritocrazia.