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Le magnifiche iscrizioni e progressive del liceo biomedico

By admin
giugno 10, 2019
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Qualche tempo fa ho letto della nascita di un certo liceo scientifico (ma constato ora dello stesso liceo classico) con la cosiddetta curvatura biomedica. Si parla oggi di liceo biomedico e sul Corriere della Sera ho appena finito di leggere del successo di tale iniziativa. Naturalmente per successo non si intende della bontà o meno dell’esperimento didattico ma del raddoppiamento delle iscrizioni a tale offerta del mercato scolastico. Un mercato che ha ormai offerte sempre più diversificate e disparate con il fine di promettere un ingresso quanto più facilitato nel mondo del lavoro; senza dover tacere che i propri figli abbiano frequentato una scuola professionale ma riservando a ogni indirizzo il distintivo del liceo. Peccato che però si tratti sempre di più di un liceo tutto chiacchiera e distintivo. Le promesse, infatti, delle curvature professionali del liceo sono sempre a scapito delle ore di italiano, storia e del latino. Non parliamo per carità del greco e della stessa filosofia per cui sono convinto che la grande eccezionalità italiana che la vede fra le materie liceali vada sempre più incontro all’ordinarietà europea e statunitense della estinzione di questa materia dal curriculum delle scuole superiori. Scuole superiori che hanno sempre di meno il fine di formare cittadini e sempre più quello di assicurare spauriti genitori sulla formazione di esperti tecnici diciottenni.

Così oggi si lascia brillare di fronte ai clienti del mercato della scuola l’ennesima futuristica avventura: quella appunto del liceo biomedico. L’ordine dei medici ne è entusiasta e chiede anzi a gran voce che il 70% dei posti per l’iscrizione alla facoltà di medicina sia riservato agli studenti provenienti da questo nuovo corso di studi. Ora, il pensiero di chi pensa che la quintessenza della licealità è data dal modo in cui essa è stata pensata, nello studio delle humanae litterae, è un pensiero residuale e non ci illudiamo dunque sulla sua capacità di illuminare la marcia trionfale della professionalizzazione degli studi liceali. Sennonché proprio sul liceo biomedico è bene dirlo: se già il fenomeno della tecnicizzazione della figura del medico ha prodotto fenomeni di allontanamento dalla medicina ufficiale (l’unica possibile), vi è da pensare che ciò si verificherà sempre di più via via che sempre di meno gli uomini si troveranno di fronte a camici dentro cui batta la pulsazione del cittadino. Ma un’anonima pulsione che subirà peraltro la concorrenza della esponenziale robotizzazione della medicina.

È questo purtroppo un tempo che vede sempre di più la disfida fra l’oscurantismo antiscientifico dei no vax e l’oscurantismo 4.0 dei no nous.

Colui che il liceo lo ha fondato, Aristotele, qualificava l’uomo come un animale politico e al tempo stesso come un animale razionale. Meglio: un animale politico in quanto razionale e un animale razionale in quanto animale politico. I due termini, Aristotele, li pensava come insidenti l’uno all’altro. Ed questo che invece oggi si è spezzato: il rapporto fra la dimensione sociale dell’uomo con la sua dimensione razionale. A scapito e della socialità e della razionalità. Non si vede, o non si vuole lasciare vedere, che non è possibile formare veri uomini della scienza senza formare veri uomini del pensiero. Li dove il pensiero si nutre e sopravvive si di tecnica ma prima ancora di ri-flessione.

La flessione su se stessi, la flessione dell’uomo sull’uomo, la riflessione, non ha più senso oggi per chi vende e compra. E per chi vende e compra oggi al mercato della scuola: una scuola sempre più in ritirata dal suo compito critico e sempre più nella genuflessione (altro che riflessione!) alle leggi del mercato. Scriveva Ippocrate che “simile a un dio è il medico che si fa filosofo”. Sennonché ogni dio qui è morto, fagocitato come esso è stato, dal superuomo di ciò che rende Nietzsche già pure molto datato … che non si deve più temere del super-umano ma del post-umano. Il tempo in cui l’intelligenza artificiale ancora non ha raggiunto l’autocoscienza ma sicuramente il tempo in cui l’intelligenza naturale sta intanto sempre di più abdicando proprio a quell’autocoscienza.

 

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Chi è Giuseppe Cappello

Giuseppe Cappello è nato a Roma nel 1969.

Dopo gli studi classici si è laureato in Filosofia presso l’Università di Roma «La Sapienza».
Insegna filosofia e storia al Liceo.

Ha pubblicato diverse sillogie di poesia: "Le danze dell’anima" , "Il canto del tempo", "Il gioco del cosmo", "Scuola", "Dì d’infinito" e "Vita nuova".

Autore del libro "Viaggio in Grecia" e ultimamente anche di un CD musicale dal titolo "Days of Infinity".

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