Mess@ggi di Capodanno
L’ANNO (IM)POLITICO CHE VERRA’
Si apre quello che a mio avviso sarà un anno epocale per la storia europea; credo infatti che ci accingiamo ad andare a votare per le prime vere elezioni politiche europee. Per il primo vero Parlamento europeo. Purtroppo, ahinoi, a questo epocale appuntamento politico giungeremo con due fronti contrapposti totalmente impolitici. E l’uno e l’altro. Da una parte si affaccia infatti all’appuntamento elettorale l’impoliticità delle élite finanziare europee; dall’altra, l’impoliticità delle furenti barbariche plebi europee. E in mezzo a questa «discorde armonia» noi. Quei pochi che cercano ancora la verità dentro qualche libro. Magari in un futuribile libello dal titolo di Eutopia di un novello Tommaso Moro. Quei pochi, stritolati, così come siamo, nella «concorde disarmonia» plebeo-magnatizia della banconota.
L’ERRORE DI FRANCESCO E DI MOLTI NON CREDENTI
(pubblicato su il fatto Quotidiano del 5/01/2019)
Molti non credenti (e uomini e donne di sinistra) hanno accolto con entusiasmo le parole in cui Papa Francesco ha detto che è “meglio vivere come un ateo anziché dare una contro-testimonianza dell’essere cristiani”. Per il sottoscritto, che nutre un grande rispetto per la figura di questo Papa, le sue parole hanno suonato invece molto male. E il rilancio, da parte di molti non credenti e uomini e donne di sinistra, di questa frase come elemento di progresso è apparso come un ulteriore elemento di frastornamento di questo nostro popolo appunto di sinistra. Come pensare infatti a un elemento di progresso nell’espressione di Francesco quando il pontefice, per ammonire l’ipocrisia dilagante della maggior parte delle persone che si dicono cristiane, deve prendere come elemento di paragone un ateo. Peraltro io non lo sono. Non mi sento un ateo. Mi sento un credente nella maternità universale di una natura genitrice autarchica, autonoma e sempiterna. Dunque non mi sento di essere innanzitutto definito un a-teo; definito ovvero in negativo rispetto a un’altra visione del mondo. Come non ritengo che sia giusto essere preso come punto di riferimento per rimarcare la condotta negativa di un cristiano. Figuratevi se il Papa avesse detto “meglio vivere come un musulmano (o un ebreo) anziché dare una contro-testimonianza dell’essere cristiani”. Figuratevi quale sollevazione ci sarebbe stata, giustamente, fra i musulmani o gli ebrei. E invece molti non credenti hanno preso le parole del Papa come un elemento di progresso; come chissà quale affermazione intonata a chissà quale parte della nostra comunità non credente o, meglio, diversamente credente. Mi dispiace per il buon Francesco, che è sicuramente un uomo di pace, ma dalle sue parole traspare una incapacità (propria di molti cristiani) di vedere l’altro da sé come portatore di un valore positivo in se stesso. Lo dirò, in ultimo, brutalmente: le parole di Francesco a me sono suonate come chi per condannare un uomo abile e arruolato ma disertore prenda a a riferimento un qualsiasi portatore di disabilità. Una disabilità in realtà c’è: ed è quello di essere caduti, a sinistra, in una subalternità e in un frastornamento culturale che, senza più un’idea né una guida, prende uno schiaffo come se gli fosse arrivata una carezza.
LA RIVINCITA DI SCHETTINO
I deputati e i senatori 5S non possono pensare; devono, come i prigionieri incatenati nella pancia di una galera romana, remare. Li avevano imbarcati da uomini liberi, i più liberi di tutti, al grido di uno vale uno. Ma ora che sono in alto mare hanno scoperto invece che gli ordini sono cambiati e che solo uno vale. Così, a dispetto della Costituzione e di una delle estremità nervose più delicate della sua democraticità, devono remare. Nessuna questione, solo ubbidienza cieca al cosiddetto Capo Politico. Al timoniere che è a poppa e sceglie per tutti. Chi dovesse essere proprio testardo (o solamente normale), viene fatto scendere dalla nave. Come è capitato oggi al comandante Gregorio de Falco. Celebriamo dunque questo ultimo giorno con cui ci congediamo dal 2018 come il giorno della rivincita di Schettino. Il piccolo uomo di una compagnia privata a cui, dopo aver portato una nave al naufragio, il comandante De Falco intimava di risalire a bordo e fare il vero comandante della nave, ha fatto lui scendere di forza il comandante che a furor di popolo era stato celebrato come un eroe; e che a furor di popolo era stato imbarcato da uomo libero sulla nave del popolo. Pazienza, ascolto, discussione, condivisione: la concordia costa! ma questo prezzo, i maldestri Schettino di turno, che intanto dal timone di una compagnia privata sono saliti a quello di Palazzo Chigi, non possono permetterselo. Perché? Semplice: perché si possono permettere di tutto. Il popolo li ha investiti della sua sovranità e loro se la stanno prendendo, con la complicità dello stesso popolo, al di là delle forme e dei limiti previsti dalla Costituzione. Un buon viatico per andare tutti di nuovo a fracassarci sulle rocce delle Scole dell’Isola del Giglio. Del resto, se uno alle scholae non ha (abbia?avesse? avrebbe?) dato mai troppa importanza è pure molto facile che un giorno non le veda per niente e ci vada a sbattere sopra. Magari poi lui scende al volo; e gli altri tutti alla deriva in una notte di mezzo inverno.