Ricordo del Professor Gabriele Giannantoni
Ricorrono quest’anno i dieci anni dalla scomparsa del Professor Gabriele Giannantoni sennonché la scelta è quella di ricordarlo nel giorno della sua nascita perché a ognuno che lo abbia seguito nelle sue lezioni, nei suoi viaggi di istruzione e nella sua grande attività di organizzatore della ricerca filosofica egli ha sicuramente lasciato qualcosa di vitale. Innanzitutto: vi sono autorevoli studiosi e anche noti politici (Giannantoni fu deputato indipendente nelle file del Pci dal 1968 al 1978) a cui spetta il compito istituzionale di ricostruire il suo operato filosofico e politico e perciò queste mie righe sono specificamente una testimonianza della gratitudine e dell’affetto che si accompagnano al suo ricordo. È un ricordo che parte dai corsi che il Professore teneva nella facoltà di Filosofia dell’Università «La Sapienza» e subito si impregna delle venature che attraversavano le sue lezioni: le sapienti analisi con cui egli ci portava, dai Presocratici ad Aristotele, fra i concetti più ardui della filosofia antica. Fra quei concetti che, come spesso amava ricordare, costituiscono la nascita, con Parmenide, e la stessa risoluzione, con Aristotele, del problema di fondo della metafisica. Negli ultimi anni del suo insegnamento Giannantoni tenne, poi, delle lezioni altrettanto sapienti su Kant e Hegel e, intuendo probabilmente con anticipo il ripiegamento del tenore degli studi universitari, ci obbligò a portare dei programmi che prevedevano la lettura puntuale dei classici della filosofia dal Sofista di Platone alla Scienza della logica di Hegel. Sennonché non sentimmo mai anche queste ardue fatiche come tali e ciò perché studiavamo quei testi con la stessa passione con cui egli ce li aveva spiegati. Insieme alla sapiente lettura e alla spiegazione cristallina non mancava mai, quindi, in intima adesione con lo spirito socratico, il corollario di un’ironia di cui ognuno di noi, fra i banchi dell’aula, faceva a gara a pronosticare il momento e la forma. E la passione di Giannantoni per il pensiero socratico emergeva fra le maglie della razionalità più alta quando la conoscenza scioglieva con leggerezza la più insidiosa nota filologica dei testi greci; e quando egli esprimeva quella che era la sua convinzione di fondo dell’articolata trama delle relazioni umane, sul politeuein diremo con termine greco, e sulla cifra costitutiva della ricerca filosofica che, nella piena adesione alla lezione del filosofo greco, intendeva nel segno della regola aurea del dialogo. Fu questo lo spirito in cui fondò e diresse il Centro di Studio del Pensiero Antico del CNR e la correlata rivista «Elenchos» che ospita ancora oggi le ricerche di filosofia antica dei maggiori studiosi internazionali; ed è stato questo lo spirito con cui l’ultimo lavoro di Giannantoni, Dialogo socratico e nascita della dialettica in Platone, pubblicato postumo per Bibliopolis, è stato messo in rete e reso accessibile a chiunque ne voglia fare la lettura. Infine ma non da ultimo: la lettura dei testi, le spiegazioni, l’ironia, le discussioni dì filosofia e di politica non furono, con il Professore, un fatto che si risolvesse fra le mura dell’università. Fui con lui in due dei viaggi che egli organizzava per gli studenti nella Grecia classica e in Magna Grecia e il cuore e la mente si fanno uno nel ricordo della lettura dei passi di Empedocle sotto il tramonto della Valle dei Templi ad Agrigento; della scalata, quasi a inseguire l’originaria ascesa della metafisica, all’acropoli di Elea; delle chirurgiche indicazioni archeologiche fra le strade dell’agorà di Atene e sui fregi del Partenone; fino alla battuta che seguì a una mia lettura hegeliana per cui avremmo potuto capire come un ateniese guardava i templi e gli edifici attici se avessimo fatto riferimento a come oggi noi guardiamo le architetture di New York. «E’ qui infatti che, come nel passato ad Atene, ora alberga lo spirito del mondo» dissi. E lui, erano gli anni della presidenza di Bush Senior, con un sorriso ironico: «Speriamo che ci stia scomodo e se ne vada presto». In tutti questi modi ho avuto la fortuna di conoscere questo importante maestro e, in generale, la sua frequentazione è stata una delle occasioni d’oro per avvicinarmi nel modo più autentico alla filosofia che, come scrive Platone, «nasce d’improvviso nell’anima dopo un lungo periodo di discussioni sull’argomento e una vita vissuta in comune».