Sarah, la grande iena e Ungaretti
(Pubblicato su “il Foglio” online del 19/10/2010 e su “il Riformista” del 21/10/2010)
A chi abbia ancora in serbo un po’ di pietà verso il genere umano e nell’appartenenza ad esso non abbia esaurito la lucidità del barlume razionale sembra che la barbarie da cui è stata travolta la giovane Sarah abbia solo rinnovato la sua cifra temporale; nell’epocale ricongiungimento della barbarie primitiva con quella postmoderna il corpo di Sarah sembra essere stato sottratto al crimine ancestrale dell’orco (maschile o fin pure femminile) solo per finire sotto quello ipertecno-alogico della Grande Iena massmediatica. Di fronte a questo scempio che l’uomo ogni giorno fa di se stesso l’unica parola appropriata sembra quella della poesia; della poesia intonata ai flagelli della guerra mondiale che forse oggi ha solo spostato il suo fronte sui nostri teleschermi. Per chi voglia davvero onorare il ricordo di Sarah e in questo tesaurizzare un augurio di speranza per il nostro tempo i versi di Ungaretti sembrano essere l’unica alternativa a quel silenzio lieto dove non passa l’uomo della Grande Iena. Solo una strofa: «Cessate di uccidere i morti/ non gridate più, non gridate/ se li volete ancora udire/ se sperate di non perire».