Terrorismo. I nuovi timori
(pubblicato su “il Riformista” del 04/04/2009)
Caro direttore,
ho letto con interesse l’articolo di Biagio De Giovanni sui timori di una recrudescenza del terrorismo e, a quanto egli scrive, vorrei aggiungere una considerazione. Non credo che si debba temere tanto il “ritorno” del terrorismo. Quella degli anni Settanta, più che una violenza sociale e politica, fu il gioco tragico di un manipolo di pseudo-intellettuali che al Monopoli preferirono emozioni più forti. Oggi, purtroppo, i pericoli dell’esplosione di una vera e propria violenza sociale e politica non hanno i loro covi fra Parco della Vittoria e Bastioni Gran Sasso; sono nelle case, fatte di mattoni veri e propri, in relazione alle quali la gente non riesce a pagare le bollette dei bisogni primari. In quelle case dove i giocatori di Monopoli degli anni Settanta non seppero e non potevano fare breccia alcuna. Per due motivi: perché chi era al governo riusciva bene o male a dare delle risposte ai suddetti bisogni primari e chi era all’opposizione sapeva bene o male interpretare la protesta di ciò che rimaneva insoluto e esprimere tale protesta all’interno di un sistema istituzionale; sapeva, chi era all’opposizione, demarcare nettamente il confine fra la protesta e la violenza e poteva, per credibilità e autorevolezza, persuadere il suo popolo a non superare quel confine. Più che nei confronti di un “ritorno”, dunque, i timori dovrebbero essere, e per questo credo siano veri e propri timori, verso la nascita di una vera e propria violenza sociale che, al momento, non ha a mio avviso, nei partiti un metabolizzatore istituzionale né tantomeno autorevoli censori. Per chi poi pensi di contare sul ruolo narcotico della televisione, più che a una mia considerazione, lascerei la risposta alle parole di una giovane donna vedova con due figli che ho ascoltato in talk show politico di una delle scorse serate. Testuale: “per riempire questa solitudine la televisione non basta più”.