Il Berlusconi storico
(pubblicato su ”il Riformista” del 29/03/2009)
Caro direttore,
a quindici anni dalla scesa in politica di Berlusconi, vi è un aspetto del berlusconismo, quello vincente a mio avvisio, su cui finora credo che si sia riflettuto poco: il processo di secolarizzazione della vita italiana. Nel periodo della prima repubblica, né il capitalismo italiano né lo stesso Pci hanno certo costituito delle forze storiche che abbiano spogliato la società italiana di quella tavola di valori metatemporali che invece in Europa si erano lentamente destrutturati grazie all’avvento della società industriale e della conseguente diffusione del pensiero liberale e di quello socialista. A ben vedere, invece, al di là del fatto politico immediato, ciò che costituisce la cifra storica del berlusconismo è proprio il processo di secolarizzazione della società e della cultura italiane. E, se nel resto dell’Europa la diffusione del materialismo stesso è stato il risultato del pensiero borghese e di quello socialista, in Italia, ciò non è certo avvenuto, come fenomeno di massa, per opera di quelle forze. Non dimentichiamo, in questo senso, le due anomalie italiane: l’assenza di un vero e proprio capitalismo di stampo europeo, per non dire anglosassone, e quella di un consistente partito socialista. Fino a qui l’analisi. Se poi ci è lecito spendere anche qualche riga per il giudizio, diremo che il berlusconismo è stato il peggiore dei processi di secolarizzazione che all’Italia potevano capitare: i suoi arieti sono stati infatti, a nostro parere, l’indebolimento di una società delle regole e la proposizione di modelli culturali che hanno dilaniato il tessuto sociale italiano, soprattutto quello giovanile. E’ un amaro destino quello italiano: entrare nei fenomeni storici sempre dalla porta sbagliata. Agli inizi del secolo scorso siamo entrati nell’orizzonte della società di massa con il fascismo e ora in quello di una società dell’immanenza con il berlusconismo. In entrambi i casi, con la benedizione, direi sprovveduta, delle gerarchie ecclesiastiche. Probabilmente infatti, con la crescita delle nuove generazioni, questa sorta di contemporaneo cattolicesimo plutocratico finirà; e non viene certo da pensare che l’ossimoro sarò sciolto a scapito del dio denaro.