Il governo Gentiloni e Montesquieu
Credo che la formazione del nuovo governo Gentiloni contenga molte indicazioni che ci permettono di individuare il risultato profondo del referendum del 4 dicembre. La vittoria del NO, infatti, a mio avviso, oltre a sancire la riaffermazione della Costituzione vigente ha con essa riaffermato l’orizzonte generale della vita pubblica italiana che credo sia destinata a ristabilizzarsi sulle coordinate che proveremo a dire. Innanzitutto la rinascita di un parlamentarismo paralizzante ai fini dell’azione politica; una paralisi in cui i poteri forti e occulti la faranno da padrone più di quanto non sarebbe potuto accadere con la rifoma; quindi, l’indicazione di un ritorno a una legge elettorale proporzianale che è il congenere corollario dell’atavico parlamentarismo paralizzante italiano; paralizzante e, per esprimere comunque un governo, appunto, destinato alla pratica della più vasta tessitura di una fitta e occulta rete di inciuci. Cosa sembra infatti trasparire dalla formazione del nuovo governo se non un rispolvero in grande stile del manuale Cencelli? Tutti sono stati ‘accontentati’. Renzi, innanzitutto, continua a esercitare i suo controllo sulla politica italiana grazie alle sue persone di fiducia quali la sottosegretaria Maria Elena Boschi, il ministro Graziano del Rio, il ministro Poletti e, con una buona dose di ironia, sullo scranno del Ministero dello Sport, Luca Lotti; i sindacati hanno ricevuto anche essi il loro compenso con l’ingresso nella compagine di governo della CGIL nello strategico ministero dell’istruzione: il governo spera (invano) di ricucire con il mondo della scuola e il sindacato potrà esibire la sua sclerotica vitalità di fronte a chi deve rinnovare a breve la propria tessera; la minoranza del PD e in particolare D’Alema ha ottenuto l’importante Ministero degli Interni; Berlusconi diverrà di nuovo l’ago della bilancia della politica italiana (nessuno potrà governare senza allearsi con lui); il mondo cattolico più retrivo, abituato a controllare la sanità pubblica e privata, vede Beatrice Lorenzin ancora in posizione di comando nonostante le numerose gaffe della propaganda sul fertility day; e perfino i Grillini e la Lega, a loro insaputa, rientrano tra i beneficiari di questo nuovo governo: potranno continuare a sottrarsi dalla prova del governo e esercitare la loro più riuscita attività dell’opposizione che strepita e si dibatte. Insomma, altro che governo fotocopia, quello di Gentiloni, come si addita da più parti: con questa nuova esperienza ci sembra piuttosto che Renzi abbia dismesso la sua più audace tenuta da riformatore, bella o non bella a seconda dei punti di vista, per entrare fra gli abiti più grigi della conservazione. Forse per un momento di pausa e per una nuova sortita, più prudente ed esperta, da riformatore? Lo vedremo. Per adesso ci sembrano più intonate con la direzione che sta (ri)prendendo la politica italiana, grazie alla vittoria del NO, le parole di Montesquieu lì dove egli scrive: «tutte le società che in fondo sono un’unione di spiriti, si forma un carattere comune. Quest’anima universale assume un modo di pensare che è l’effetto di una catena infinita di cause che si combinano e si moltiplicano da un secolo all’altro. Una volta che il tono è dato e fatto proprio, esso solo governa, e tutto ciò che i sovrani, i magistrati, i popoli possono fare o immaginare, sia che sembrino opporsi, sia che si adeguino, sempre vi si riferisce». Speriamo che non sia così e qualcosa si rimetta in movimento verso il futuro ma temo che questo sia solo, per dirla con Feuerbach, un «ottativo del cuore» di un’irriducibile riformista di sinistra.