L’elemosina dell’anonima evasori
(pubblicato su “il Riformista” del 03/10/2009)
Caro direttore,
l’indecorosa vicenda dello scudo fiscale si trascina con l’incedere di un passo che ha sempre più in sprezzo i cittadini onesti. Non vi è bisogno di dire che il principio del provvedimento fiscale che permette il rientro in Italia di molti milioni di euro è in assoluto un vulnus allo stato di diritto. Sennonché il governo, che guarda all’Europa e al mondo solo nel per ciò che gli conviene, ha preteso di giustificare il suddetto rientro dei capitali con l’indicazione alle dinamiche fiscali in atto in Inghilterra e negli Stati Uniti. Subito è stato svelato che lo scudo italiano è di una lega ben diversa rispetto a quelli anglosassoni: lì dove in Italia degli anonimi evasori pagheranno il cinque per cento sul loro per rimpatriare il loro dolo fiscale, in Inghilterra e negli Stati Uniti, chi ha evaso, e esportato all’estero i proventi dell’evasione, potrà fare rientrare in patria tali proventi solo sotto il prelievo del quaranta per cento, senza avere tutele in merito all’anonimato, con la segnalazione e l’attenzione futura del fisco nazionale. Il governo italiano ha sostenuto che, a una tale cifra, gli evasori non verrebbero allo scoperto. Il governo italiano, dunque, contratta con gli evasori mentre sappiamo che i governi europei e soprattutto gli Stati Uniti stanno piuttosto esercitando una pressione sulle banche dei paradisi fiscali perché chi non si decida a riportare in patria i frutti dell’evasione venga smascherato e espropriato in tutto il suo maltolto. Certo, una bella differenza. Quindi Berlusconi, ora, si è affrettato a far sapere che i proventi del cinque per cento che gli evasori lasceranno allo Stato serviranno a finanziare la scuola e la sanità. Mi chiedo allora: si può chiamare Stato quello in cui opera un governo che assicura la salute e l’istruzione dei suoi cittadini con l’elemosina dell’anonima evasori?