Non chiamateci non credenti
(pubblicato su la Stampa del 13/09/2013, il Manifesto del 14/09/2013, la Repubblica del 17/09/2013)
Ho seguito la recente interlocuzione che hanno intrattenuto Eugenio Scalfari e il pontefice Francesco e ritengo che debba essere fatta, rispetto ad essa, una breve nota a margine. Papa Bergoglio è certamente un vero cristiano e un uomo di cui sicuramente hanno bisogno i nostri tempi però, con lo stesso Scalfari, commette un errore: continuano entrambi a chiamare «non» credenti coloro che hanno invece una fede diversa da quella teologica. Si può non avere una fede teologica ma non per questo non essere credenti: io credo, per esempio, con il pensiero greco, nell’eternità e nella vitalità congenere della natura, la physis di Eraclito (fr. 30), e nella generazione darwiniana dell’uomo, particula naturae spinoziano, con le sue capacità (e incapacità) intellettuali, morali, estetiche e così via. Detto questo, ricerchiamo la concittadinanza in quella stessa polis dove la solidarietà e l’amore per il prossimo non siano altro che due nomi diversi per indicare la legge suprema di tutti gli uomini. Teisti e naturalisti. Ognuno con la propria identità scandita in positivo dal proprio credo e non dalla semplicistica negazione di quello dell’altro; ognuno consapevole che ridurre l’altro a ciò che non si è rappresenta il primo ostacolo a un dialogo fra soggetti paritetici e alla realizzazione del bene comune.