Il catto-consumista
(pubblicato su ”il Riformista” on line del 17/02/2009)
Caro direttore,
nonostante creda che la guerra degli epiteti inaugurata da Berlusconi contro Franceschini, il “catto-comunista”, rientri nella consolidata strategia della distrazione dell’opinione pubblica che il Presidente del Consiglio preferisce e sostituisce puntualmente a un più complessa strategia della sua attenzione alla cosa pubblica, ritengo che bene abbia fatto il nuovo segretario del Pd a rispondere all’avversario indicandolo nei termini del “clerico-fascista”. Sennonché non credo che Franceschini abbia risposto proprio per le rime o, come lui stesso ha detto, “tecnicamente”. Nel segno del tecnicismo, infatti, mi sembrerebbe più appropriato individuare in Berlusconi i segni del leader “catto-consumista”. I segni di uomo politico, cioè, che ha ubriacato dell’etica del consumo la società civile italiana e che non disdegna ora di ricorrere sempre più frequentemente all’uso della religione cattolica nel peggiore fra i modi dell’instrumentum regni. Sul primo punto, sia chiaro, la critica non è alla logica del mercato in se stessa quanto piuttosto a quell’idea della completa deregolamentazione dell’affare economico che il premier ci sembra aver instillato nell’intera società civile italiana; crediamo che Berlusconi abbia insegnato agli italiani più una logica compulsiva dell’accumulo e dello sperpero che una adulta mentalità liberista e, di riflesso, liberalista. Sul secondo punto, quello della frequentazione berlusconiana delle pagine della teologia, ancora peggio: non ci sembra, infatti, possa essere individuato atteggiamento più greve e lontano dalla vera pietas cristiana quello che il Presidente del Consiglio ha usato nei confronti di Eluana Englaro e della sua famiglia. Si ricordi come la chiave di lettura che il premier diede agli italiani sulla vicenda Englaro fu in sintesi questa: il desiderio di un padre di “liberarsi di un peso” e incapace di cogliere il “bell’aspetto” di una figlia che gli avrebbe potuto anche dare dei nipoti. Per concludere, più che a un clerico-fascista, sono questi i tratti che “tecnicamente” ci fanno pensare a un “catto-consumista” e purtroppo dobbiamo constatare che, di fronte a una sinistra che non è riuscita a costruire un modello antropologico alternativo, gli insegnamenti di Berlusconi continuano a essere l’unico riferimento per la maggior parte della società civile italiana.