Tecnocrati, populocrati e filosofi (con Michele Serra)
TECNOCRATI E FILOSOFI
(pubblicato da Michele Serra con una sua risposta su il Venerdì di Repubblica del 7/04/2017 )
Si è discusso e si discute molto sul fatto che nella Costituzione Europea, insieme al riferimento alla cultura umanistica e illuministica, non vi sia un analogo richiamo alle radici cristiane. Per mia parte credo che un richiamo a una specifica religione non possa costituire la cifra di una Europa che, anche attraverso esperienze dolorose (a iniziare dalle guerre di religione), ha saputo fare dell’ «unità nella diversità» la sua virtù più alta. E, invece, ritengo che sia un altro il punto su cui il nostro continente sia in debito e abbia da imparare proprio dall’Italia. Il nostro è infatti l’unico paese europeo dove negli studi superiori sia previsto l’insegnamento triennale e fondamentale della filosofia. Negli altri stati dell’Unione la situazione è invece piuttosto deficitaria: nella Francia di Cartesio, i ragazzi fanno il loro incontro con la filosofia solo nell’ultimo anno delle scuole superiori e nella Germania di Kant, addirittura, non è previsto alcun insegnamento della materia nella scuola superiore (così come negli altri Stati membri dell’Unione). Insomma, se spesso si accusa l’Europa di essere solo il luogo e il logo dei mercati e della finanza, ritengo che una attenzione maggiore all’insegnamento del logos, quello con la iniziale minuscola e l’esercizio maiuscolo, sia una delle misure più importanti da adottare perché l’esistenza della nuova realtà politica europea possa tenere fede all’essenza che più le è propria in sé e di fronte al resto del mondo.
Risposta di Michele Serra
Sembra anche a me che Umanesimo e Illuminismo siano alla base dell’identità europea, il cui “specifico” è la tolleranza. Le radici cristiane, volendo, possono riconoscersi nell’Umanesimo, del quale certamente sono state certamente co-protagoniste. Un poco meno dell’Illuminismo. Quanto alla filosofia, non sapevo che nel resto d’Europa fosse così poco studiata. Del resto Bill Gates, quando Fabio Fazio gli chiese se per salvare il mondo sarebbero stati più utili gli ingegneri o i filosofi, lo guardò sinceramente sbalordito e rispose: “I filosofi? E che c’entrano i filosofi?” Non è solo l’Europa, è l’evo tecnologico in sé a presumere che il pensiero astratto sia una perdita di tempo. Ma verrà il tempo in cui i tecnocrati, perduta la bussola, chiederanno ai filosofi, se non un aiuto decisivo, perlomeno una consulenza. Si spera retribuita.
Postilla
POPULOCRATI E FILOSOFI
Dunque abbiamo criticato l’Europa quando essa si mostra come il luogo esclusivo dei tecnocrati. Sennonché tanto esclusivo questo luogo non appare più da quando ormai, a fronte dei tecnocrati, la scena è sempre più affollata anche dai populocrati. Ha scritto Giovanni Sartori (a cui vale bene tributare il nostro ultimo saluto con questo ricordo): “a ogni incremento di demo-potere deve corrispondere un aumento di demo-sapere, altrimenti la democrazia diventa il governo dell’incompetenza ed è così destinata a morire”. Un monito innanzitutto per l’Italia contemporanea: qualora si voglia fare la ‘piattaforma Rousseau’ si deve provvedere contemporaneamente al fatto che quelli che si esprimono su tale piattaforma qualche lettura di Rousseau la abbiano pure fatta (del resto era proprio il buon Jean Jacques che a fronte della politica del Contratto sociale prevedeva la pedagogia dell’Emilio). Il potere di un popolo ignorante è esattamente speculare a quello degli arroganti tecnocrati. Ed è questo quello che ci sembra possa elevarsi a metro di misura dalla scena politica italiana fino a quella mondiale: in fondo in Italia e nel mondo a cosa assistiamo oggi se non a un brutale scontro fra tecnocrati e populocrati con buona pace della democrazia e della ragione? alle divergenze parallele (e paranoiche) fra la tecnocrazia e la populocrazia in cui è destinato a essere travolto il più lieve segno di un’auspicabile ma sempre più utopica logocrazia? Proteggere per quanto possibile tale lieve segno, questo credo sia al momento ciò che tocca a chi, nonostante detesti la temperie politica che ci circonda, non ha alcuna intenzione di dimettersi dalla cura e dalle cure della polis. In fondo, quella del filosofo, fra i potenti e il popolo, da sempre è un’eterna vita da mediano; da mediano ma appunto … eterna!