Scuola. Idee per una razionalizzazione didattica ed economica
(pubblicato su “il Riformista” del 12/02/2012)
Caro direttore,
un paio di settimane fa ho criticato alcune idee di riforma della scuola che il ministro Profumo aveva espresso durante il suo intervento a “Ottoemezzo”. Erano critiche espresse da un tecnico, le avevo fatte nel segno della mia esperienza decennale di insegnante precario di filosofia e storia al liceo, sui propositi del tecnico Profumo. Sennonché quando si critica, oltre ad assumersi l’onere dell’argomentazione della critica, che spero di aver esaurientemente evaso nel mio scorso intervento, bisogna poi prendersi in carico anche il dovere della proposta. E’ ciò che, nel mio piccolo, vorrei provare a fare nelle righe che seguono. Avevo criticato l’incongruenza di alcune idee di Profumo con il profilo generale della manovra economica e cercherò allora, innanzitutto, di toccare un argomento che credo possa essere anche di una qualche utilità economica oltre che didattica. E’ da anni che la scuola pullula di iniziative extracurriculari che hanno preso il nome tecnico di “progetti” in virtù dei quali gli studenti, a mio avviso, sono portati ad una bulimia di iniziative che li deconcentra rispetto ai fondamentali dell’impegno scolastico. I ragazzi, già in difficoltà a tenere ferma la barra dell’impegno e della concentrazione, sulle materie curricolari, vengono catapultati all’interno di vere e proprie bufere di cui lo stesso Eolo faticherebbe a tenere il conto e il senso. Innanzitutto all’interno di una performativa, come si direbbe nell’odierno linguaggio dei politecnici, bufera olimpionica: olimpiadi di matematica e di fisica, di greco e di latino, di scienze, di storia dell’arte e così via; quindi una serie di iniziative nel segno della retorica del rapporto della scuola con il territorio; corsi per il patentino di idoneità alla guida dei ciclomotori e laboratori musicali di ogni genere fino al parossismo, un esempio fra i molti, della settimana al circolo velico. Su questo punto, a mio avviso, si dovrebbe intervenire e riportare la scuola alla propria natura: la coltivazione concentrata dell’intelligenza sui fondamenti del sapere umano grazie a cui poi, veramente, i ragazzi avrebbero la forza e la libertà intellettuale di esperire gli stessi territori extrascolastici. E, sarebbe una direzione, questa, che oltre a giovare dal punto di vista didattico si inserirebbe in maniera congruente e intelligente nel risparmio che ognuno di noi è chiamato a fare ai fini dell’uscita dalla crisi economica (i progetti che vengono finanziati sono nell’ordine del centinaio in ognuna delle migliaia delle scuole superiori che si contano in Italia). Quindi, un secondo punto, sempre all’insegna dell’utilità didattica ed economica: un altro elemento del disorientamento degli studenti, lamentato innanzitutto da loro stessi, è la discontinuità nel riferimento al corpo docente. L’esercito dei professori con incarico annuale viene spostato ogni anno in maniera burrascosa da una scuola all’altra; con il risultato che il rapporto didattico e umano assume un andamento sincopato all’interno del quale sia il docente che il discente faticano, in questo tormento di Sisifo, a ritrovarsi. Qualora non ci siano i soldi per stabilizzare economicamente i precari con l’assunzione in ruolo, almeno il ministero potrebbe provvedere a stabilizzare logisticamente questo esercito che ogni anno attraversa le città da una parte all’altra senza nessuna razionalità né didattica né di logistica. E attenzione: il ministro Profumo ha risposto in maniera negativa alla domanda della Gruber su un possibile aumento degli stipendi dei professori; è invece un obiettivo che, almeno per i precari, la fascia più debole, si potrebbe perseguire a saldo zero. Stabilizzare logisticamente le persone nei propri distretti di residenza e di insegnamento (come si fa peraltro per gli esami di maturità) significherebbe ridurre l’incidenza che sul loro stipendio fanno registrare il consumo di carburante o le spese per i mezzi pubblici; e poiché si muovono in questo senso centinaia di migliaia di persone ogni giorno la misura gioverebbe anche alle dinamiche del traffico e all’impatto sullo stesso ambiente. Di quest’ultimi problemi e della scuola i politici hanno mostrato finora le loro velleitarie preoccupazioni rivoluzionarie quando invece sarebbero piuttosto importanti consapevoli occupazioni riformiste.