L’allucinazione del liceo breve
Con il torrido caldo romano si rischiano le allucinazioni e questo sarebbero stati i caratteri del giornale su cui lo sguardo si è perso fra un’orrida visione: i grafemi da cui ho appreso la nuova direttiva del Ministero dell’Istruzione per cui comincerà la sperimentazione del liceo breve ovvero con il corso di studio liceale ridotto da cinque a quattro anni. Sennonché non sono a Roma ma in una località più fresca dove purtroppo la visione del giornale non è un’orrida allucinazione ma la realtà. Più orrida di un’allucinazione perché alla dimensione della fantasmagoria aggiunge il predicato dell’esistenza. La scuola italiana è a brandelli, culturalmente a brandelli. Per anni è stata devastata dal proliferare neoplastico di tutta una serie di progetti extracurricolari che hanno minato la didattica vera e propria; minato, se ancora possibile, in una società della disgregazione totale, la capacità di con-centrazione degli studenti. Ora, introdotta da poco, entrerà pienamente a regime la cosiddetta alternanza scuola-lavoro. Pure essa un ulteriore elemento centrifugo per lo studio; per la costruzione di una paideia che si occupi di formare i giovani. Ma oggi evidentemente c’è qualcuno che i giovani pensa a de-formarli, a s-formarli; per renderli poi idonei a recepire senza resistenza alcuna le forme del mercato. Ed è in questa direzione che dalla politica arriva un’ulteriore mannaia sulla scuola: con l’imperativo di fare in fretta, di levare velocemente di torno agli studenti questo fastidioso perditempo e lacciuolo che grava sulle loro esistenze; con l’imperativo ai docenti di fare in fretta con l’otium (in greco appunto scholè) per consegnare i ragazzi al negotium, verso quella che è il vero sogno di un’ombra, la vera allucinazione dei nostri tempi, l’occupazione giovanile; per consegnare i ragazzi al deserto dell’anima, a quell’orizzonte in cui proprio l’anima diventerà essa stessa un’allucinazione e non più quel soffio vitale (anemos) a cui la scuola fu pensata per donare il predicato dell’esistenza. Ma cosa in fondo significa oggi il donare, lì dove anche la scuola viene pensata nel verbo del vendere e del comprare? In fretta, più in fretta possibile!