Viaggio in Grecia: il topos e il logos
Viaggio in Grecia: il topos e il logos
di Stefano Cazzato
(una preziosa lettura del mio Viaggio in Grecia, Edizioni del Faro, 2015)
Uno dei motivi per cui la filosofia appare, agli occhi dei più, come una disciplina astratta è sicuramente ascrivibile a quel singolare processo di deterritorializzazione che stacca il pensiero dai luoghi in cui nasce e si sviluppa, come fosse un prodotto puro e disincarnato, una proiezione e un’evoluzione dello spirito. Frutto di un cattivo idealismo o di una pessima abitudine manualistica? Fatto sta che quasi sempre la storia della filosofia prescinde dalla topografia, come se le radici materiali fossero irrilevanti o neutre ai fini del pensare. Nel migliore dei casi, i manuali propongono qualche mappa ma solo per indicarci dove siamo in un certo momento del filosofare. Non c’è un vero sforzo storiografico che metta in luce l’osmosi, il travaso dialettico che esiste tra il topos e il logos. Il processo inverso è quello che ha seguito lo scrittore e poeta Giuseppe Cappello in questo suo viaggio nella Grecia antica, alla ricerca di un radicamento perduto, di un reinsediamento delle idee nei luoghi che le hanno viste fiorire, di una memoria che, per vincere l’oblio, deve essere per forza di cose visiva oltre che intellettuale, materiale oltre che immateriale. E se è vero che quei luoghi (il Ginnasio e l’Agorà, il tempio di Apollo a Delfi e il Partenone ecc…) erano già stati visti prima, intellettualmente, attraverso lo studio e la meditazione, è pure vero che sono stati poi rivisti, fotografati, ripensati, rimeditati, commentati con un supplemento di interesse, di ricchezza e di profondità. Viene da pensare, grazie all’originale libro di Cappello, che certe esperienze poetiche, religiose, filosofiche della civiltà ellenica sarebbero potute nascere solo lì, e non altrove, e che la verità è certo filia temporis, ma anche filia loci. E infine che il testo senza il contesto (inteso nel senso più ampio del termine) non ci dice tutto, nonostante la generosa e ottimistica lezione formalista. Il pensiero ha sempre i suoi siti (archeologici e non), è sempre situato.
(pubblicato sul n. 64 della Rivista Il Convivio Gennaio-Marzo 2016)