Introduzione a Darwin
Videolezione sull’origine dell’uomo nella storia della filosofia fino all’evoluzionismo di Darwin con i testi dell’autore sui concetti centrali attraverso cui si snoda la videolezione
La naturalizzazione del cosmo e dell’uomo con le sue facoltà intellettuali e morali
1. DIVENIRE BIOLOGICO E SELEZIONE NATURALE
Charles Darwin nacque a Shrewsbury nel 1809. Crebbe in una famiglia della borghesia industriale inglese e, dopo l’iniziale iscrizione alla facoltà di medicina di Edimburgo, entrò all’università di Cambridge per studiare teologia e diventare un pastore anglicano. A Cambridge, il giovane Darwin lesse e fu persuaso dalle tesi della Teologia naturale di William Paley; il teologo inglese, nel suo libro, sosteneva la teoria del disegno intelligente per cui il mondo non poteva che essere il frutto della creazione di Dio. Sennonché, nel 1831, Darwin ebbe l’occasione di imbarcarsi sul brigantino Beagle per un viaggio intorno al mondo che durò ben cinque anni. Fu la svolta. Il naturalista inglese, attraverso le lunghe osservazioni, cominciò a persuadersi del fatto che le specie animali non sono fisse ma si evolvono in maniera graduale in relazione alle esigenze dell’ambiente. Il ritorno in Inghilterra e una lunga meditazione sulle lunghe osservazioni del Beagle portarono quindi alla stesura, nel 1859, de L’origine delle specie. Nel libro si dispiegò una nuova visione della natura i cui concetti centrali sono quelli della continua tendenza degli esseri viventi a riprodursi e a modificarsi, del meccanismo che regola le modificazioni e della trasmissione delle modificazioni dai genitori ai figli. In poche parole: evoluzione, selezione naturale, ereditarietà. La natura è un insieme di organismi che sviluppano casualmente, senza uno scopo, delle variazioni genetiche; sennonché, il meccanismo della selezione naturale tesaurizza negli individui quelle variazioni che sono più adatte alla vita; quindi, gli individui più adatti alla vita sopravvivono e lasciano in eredità ai loro discendenti la mutazione favorevole. Lungo questo percorso la vita si riproduce e trapassa da una specie all’altra nelle diverse estrinsecazioni della natura. E’ una natura che ha quindi in se stessa la sua ragione d’essere e il principio della sua stessa intellezione.
Si può dire metaforicamente che la selezione naturale sottoponga a scrutinio, giorno per giorno e ora per ora le più lievi variazioni in tutto il mondo, scartando ciò che è cattivo e conservando e sommando tutto ciò che è buono; silenziosa e impercettibile essa lavora quando e ovunque se ne offra l’opportunità per perfezionare ogni essere vivente in relazione alle sue condizioni organiche e inorganiche di vita.
Darwin, L’origine delle specie
Oggi, dopo la scoperta della legge della selezione naturale, cade il vecchio argomento che nel passato mi era sembrato decisivo. Non si può più sostenere, per esempio, che la cerniera perfetta di una conchiglia bivalve debba essere stata ideata da un essere intelligente, come la cerniera della porta dall’uomo.
Darwin, Autobiografia
2. SELEZIONE NATURALE E ORIGINE DELL’UOMO
La teoria della selezione naturale come legge che regola l’evoluzione della natura rende intelligibile anche la generazione di quell’organismo completamente naturale che è l’uomo; si compie, in questo senso, con Darwin, la completa naturalizzazione dell’uomo e delle sue facoltà che rappresenta una conquista epocale nella storia del pensiero dello stesso uomo.
E’ solo un nostro pregiudizio naturale, nonché la stessa arroganza che fece dichiarare ai nostri progenitori di discendere da semidei, che ci porta a esitare su questa conclusione. Ma tra breve sembrerà inverosimile che dei naturalisti, informati della struttura comparata e dello sviluppo dell’uomo e degli altri mammiferi, abbiano potuto credere che fossero opera di atti separati di creazione.
Darwin, L’origine dell’uomo
Chi non si contenta di guardare, come fanno i selvaggi, i fenomeni della natura in modo slegato, non può più pensare che l’uomo sia il risultato di un atto separato di creazione. Costui sarebbe costretto a riconoscere che la stretta somiglianza di un embrione umano con quello per esempio di un cane – la struttura del cranio, delle membra e di tutto lo scheletro con una base uguale a quella degli altri mammiferi, indipendentemente dall’uso cui le singole parti sono adibite – la riapparizione occasionale di diverse strutture, per esempio di parecchi muscoli, che l’uomo normalmente non possiede, ma che sono comuni ai quadrumani, e una serie di fatti analoghi – portano tutti nel modo più evidente alla conclusione che l’uomo è codiscendente, insieme ad altri mammiferi, da un progenitore comune. […]Considerando la struttura embriologica dell’uomo – le omologie che ha con gli animali inferiori, i rudimenti che mantiene e la reversione di cui è suscettibile – possiamo parzialmente ricostruire nella nostra mente la condizione primitiva dei nostri progenitori; e possiamo approssimativamente collocarli al proprio posto nella serie zoologica. Impariamo in tal modo che l’uomo è disceso da un quadrupede peloso, con la coda, probabilmente di abitudini arboree, e abitante del vecchio mondo. Questa creatura, se un naturalista ne esaminasse la struttura, sarebbe classificata tra i quadrumani, sicuramente quanto il progenitore ancora più antico delle scimmie del vecchio e del nuovo mondo. I quadrumani e tutti i mammiferi superiori probabilmente sono derivati da un antico marsupiale, e questo, attraverso una lunga linea di forme diversificate, da alcuni esseri simili a anfibi, e questi a loro volta da animali simili a pesci. Nella profonda oscurità del passato possiamo vedere che il primo progenitore di tutti i vertebrati deve essere stato un animale acquatico, provvisto di branchie, con i due sessi uniti nello stesso individuo, e con gli organi più importanti del corpo, quali il cervello e il cuore, sviluppati imperfettamente o non del tutto. Questo animale sembra che sia stato più simile alla larva dell’attuale ascidia marina, che a qualsiasi altra forma conosciuta.
Darwin, L’origine dell’uomo
3. SELEZIONE NATURALE E INTELLIGENZA
La teoria della selezione naturale non rende conto solo dell’esistenza dell’uomo ma, come spiega bene Darwin, della stessa formazione della sua intelligenza.
Dopo essere giunti a questa conclusione sull’origine dell’uomo, l’alto livello delle nostre facoltà intellettuali e della disposizione morale è la maggiore difficoltà che si presenta. Ma chiunque ammetta il principio di evoluzione, deve rendersi conto che le facoltà mentali degli animali superiori, che sono dello stesso genere di quelle dell’uomo, anche se di grado inferiore,sono suscettibili di avanzamento. Così la differenza tra le facoltà mentali di una scimmia superiore e di un pesce è immensa, come quella tra le facoltà di una formica e di un acaro; tuttavia il loro sviluppo non presenta nessuna difficoltà particolare, in quanto nei nostri animali domestici le facoltà mentali sono sicuramente variabili, e le variazioni sono ereditarie. Nessuno dubita che esse siano di estrema importanza per animali allo stato di natura. Quindi le condizioni sono favorevoli al loro sviluppo attraverso la selezione naturale. La stessa conclusione può estendersi all’uomo; l’intelletto gli deve essere stato di grande utilità, anche in un periodo molto remoto, in quanto lo ha messo in grado di inventare e di usare il linguaggio, di fare utensili, armi, trappole, ecc. con cui, con l’aiuto delle sue abitudini sociali, fin da molto tempo è diventato il dominatore di tutte le creature viventi. Nello sviluppo dell’intelletto si deve esser compiuto un gran passo, non appena venne in uso la semi arte e il semi istinto del linguaggio, in quanto l’uso continuato del linguaggio deve aver reagito sul cervello e provocato un effetto ereditario, che a sua volta deve aver reagito sul miglioramento del linguaggio. […] L’ampiezza del cervello dell’uomo relativamente al suo corpo, paragonata a quella degli animali inferiori, può essere attribuita soprattutto all’uso primitivo di qualche semplice forma di linguaggio, quella macchina meravigliosa che appone segni a tutti i tipi di oggetti e qualità, e suscita concatenazioni di pensiero che non sorgerebbero mai dalla semplice impressione dei sensi, o, se anche sorgessero, non potrebbero mai avere un seguito. Le facoltà intellettuali superiori dell’uomo, quali quelle di raziocinio, astrazione, autocoscienza, eccetera, probabilmente derivano dal continuo miglioramento ed esercizio delle altre facoltà mentali.
Darwin, L’origine dell’uomo
4. SELEZIONE NATURALE E MORALITA’
La stesse facoltà morali dell’uomo, sostiene Darwin, sono il risultato del meccanismo della selezione naturale. Questa, lungo il corso dei secoli, ha premiato quei gruppi che hanno sviluppato gli istinti di convivenza e, in seconda battuta, la stessa ragione pratica, concependo queste facoltà come utile per la conservazione della specie
Lo sviluppo delle qualità morali è un problema più interessante. La base si trova negli istinti sociali, che includono sotto questo nome i vincoli familiari. Questi istinti sono assai complessi, e nel caso degli animali inferiori determinano tendenze particolari verso certe azioni definite; ma gli elementi più importanti sono l’amore e l’emozione distinta della simpatia. Gli animali cresciuti con istinti sociali traggono piacere dalla reciproca compagnia, si avvisano del pericolo, si difendono e aiutano l’un l’altro in vari modi. Questi istinti non si estendono a tutti gli individui della specie, ma solo a quelli della stessa comunità. Poiché sono assai utili per la specie, probabilmente sono stati acquisiti attraverso la selezione naturale.
Darwin, L’origine dell’uomo