Morgan e Socrate. Una risposta a Piero sansonetti
(pubblicato su “il Riformista” del 07/02/2010)
Gentile Sansonetti,
lo stesso Socrate spiega perché l’accostamento della sua figura a quella di Morgan, quali paritetici e antireazionari “cattivi maestri”, da Lei proprosto sul Riformista di ieri, è insensato. Queste le parole del filosofo ateniese durante il processo a suo carico come ce le tramanda il discepolo Platone: “Né altro in verità io faccio con questo mio andare in giro, se non persuadere voi, e giovani e vecchi, che non del corpo dovete avere cura né delle ricchezze né di nessuna altra cosa prima e più che dell’anima, così che ella diventi il più possibile buona; e che non dalle ricchezze nasce la virtù ma che dalla virtù nascono le ricchezze e tutte le altre cose che sono beni per gli uomini. E se parlando così, dunque, io corrompo i giovani, sta bene, vorrà dire che queste mie parole sono rovinose; ma se taluno afferma che io parlo diversamente e non così, costui dice cosa insensata”. Come si può leggere, insomma, l’accusa di corruzione dei giovani che Socrate accetterebbe di buon grado è quella di insegnare loro a prendersi cura dell’anima affinché ella diventi il più possibile buona. Una cura dell’anima che, lontano da ogni moralismo autoreferenziale, si risolve per Socrate nella coltivazione dell’intelligenza. Come si può leggere nel monito dello stesso filosofo ateniese a un altro suo discepolo: “O caro Simmia, sta bene attento che l’unica moneta autentica, quella con la quale si devono scambiare tutte le cose, non sia piuttosto la conoscenza, e che solo ciò che si compra e si vende a prezzo della conoscenza sia veramente virtù”. Sono parole inequivoche che, lontano da indicare ai giovani uno stato di assopimento irrazionale, indotto da qualsivoglia soggetto o sostanza, li invita a relazionarsi con tutto ciò che li circonda nel segno di una più che mai desta attività critica, quella per cui si fa esercizio ad accettare o a scartare le opinioni e i comportamenti nell’orizzonte della più vivida consapevolezza. In questo e non in altro risiede l’attività socratica di “cattivo maestro”; niente di quanto più lontano dal mondo di Morgan, a cui, peraltro, più che contestare l’aggettivo di “cattivo” non pare innanzitutto appropriato destinare il sostantivo di “maestro”. Lontano da ogni moralismo, infatti, il discernimento vuole che non si scambino le sostanze per cui in questi giorni è famoso Morgan con il sostantivo per cui da qualche millennio è prezioso Socrate; gentile Sansonetti, non confondiamo le nuove generazioni più di quanto già non lo facciano le fiction, i reality e i talent scout show.