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Home›Res Publica›Pisistrato, Trump e il combinato disposto

Pisistrato, Trump e il combinato disposto

By admin
novembre 9, 2016
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(pubblicato su il Venerdì di Repubblica del 18/11/2016 con una risposta di Michele Serra)

In pochi mesi abbiamo assistito a due terremoti nell’epicentro dello stato liberal-democratico moderno ovvero delle istituzioni politiche anglosassoni. Prima la cosiddetta Brexit e ora addirittura l’ascesa alla Casa Bianca di Donald Trump. Ogni democratico, oggi, credo si ponga una domanda. Perché? Questi fenomeni a mio avviso sono complessi e hanno tanto radici interne ai singoli Stati quanto nelle relazioni che essi intrattengono sulla scena internazionale. A maggior ragione nei tempi della globalizzazione. Uno sguardo dunque dal panorama dell’intero: non si può non vedere, a mio avviso, come gli organismi tecnocratico-finanziari atlantici (probabilmente anche per una questione di competizione con gli universi senza diritti della Cina e della Russia) abbiano forzato la mano sulle condizioni sociali delle persone fino al punto che in esse è rimasto quell’ultimo ‘respiro della creatura oppressa’ che è l’appello al tiranno. Tiranno, nell’etimo del greco antico, non aveva nessuna connotazione negativa e voleva dire ‘signore’; il signore che, nell’asfissia del demos generata dai regimi oligarchici, si introduceva nei meccanismi della rappresentanza per scavalcarli e interloquire direttamente con le masse per assicuragli il pane e i giochi e trarne il consenso politico. È una storia che, da Pisistrato in poi, ha esempi più o meno nobili ma si è ripetuta innumerevoli volte e si sta ripetendo ora. Purtroppo per noi con gli esempi meno nobili: da Trump negli Stati Uniti fino al suo epigono italiano Matteo Salvini. Per l’altro Matteo, quello che, come Hillary Clinton, ha cercato di tenere insieme il popolo e le oligarchie, la sfida del 4 dicembre diventa durissima; perderla significherà non solo perdere tutto ma anche consegnare il Paese al combinato disposto di Leghisti e Cinque Stelle.

Risposta di Michele Serra

Quando questo venerdì sarà in edicola, avrete già letto, sull’ascesa di Trump, valanghe di analisi riflessioni, invettive, autocritiche. Io ho scelto le lettere di Cappello e Badile perché mi sembrano riassumano i due aspetti fondamentali del fenomeno. Cappello indica nell’ «appello al tiranno» l’estremo sussulto degli oppressi, o comunque degli scontenti ai quali la classe dirigente al potere non ha saputo dare risposte. Badile ci ricorda, dal canto suo,  quali rischi comporti, per gli oppressi, considerare liberatore colui che, una volta al potere, peggiorerà le condizioni di soggezione economica del popolo e, se andrà male, anche della libertà. In effetti l’analisi del voto americano ci dice che non è poi così lineare l’idea che Trump sia stato eletto solamente sulle ali dello scontento popolare. Per lui ha votato anche il tradizionale elettorato di destra; i suprematisti bianchi e i fondamentalisti cristiani, terrorizzati dall’impatto con qualunque altra cultura, non solamente islamica; e moltissimi anziani. Ma è pur vero che a far pendere la bilancia dalla parte di Trump è stato lo scontento; e che questo scontento non è stato gestito (non solo in America) dalle forze progressiste che, per loro natura, dovrebbero essere preposte al cambiamento e non alla conservazione dello status quo. Interessante quello che sostiene Cappello: e cioè che Matteo Renzi stia cercando in qualche modo di sottrarsi al conservatorismo (autodistruttivo) dell’establishment, provando a trovare una sintesi tra popolo e oligarchie. La questione, come è noto, è molto controversa. Secondo alcuni Renzi è, a pieno titolo, uomo dei poteri forti (capitalismo finanziario, massoneria, Europa delle banche eccetera). Per altri, al contrario, è uno che sta provando a rimescolare le carte, diciamo così un ‘populista dem’. Il bello della politica è che fino alla prova provata non è facile azzeccarci. L’unica certezza che possiamo avere, ex post, è che con Trum ha vinto, anzi stravinto, anche la vecchia destra isolazionista, reazionaria e produttivista, anti-ambientalista e anti-femminista; e ha perduto, speriamo irrimediabilmente, la sinistra rassegnata, quella che non ha più le forze, la lucidità di prendere le distanze da un fallimento di sistema; fino ad apparire, di quel sistema, una stampella.

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Chi è Giuseppe Cappello

Giuseppe Cappello è nato a Roma nel 1969.

Dopo gli studi classici si è laureato in Filosofia presso l’Università di Roma «La Sapienza».
Insegna filosofia e storia al Liceo.

Ha pubblicato diverse sillogie di poesia: "Le danze dell’anima" , "Il canto del tempo", "Il gioco del cosmo", "Scuola", "Dì d’infinito" e "Vita nuova".

Autore del libro "Viaggio in Grecia" e ultimamente anche di un CD musicale dal titolo "Days of Infinity".

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