Il mondo al bivio cieco delle elezioni americane
(pubblicato su ‘Domani’ del 3/11/2020)
Le elezioni politiche statunitensi si stanno concludendo e fra martedì e mercoledì sapremo chi avrà vinto tra Biden e Trump. Nonostante i sondaggi siano abbastanza netti in favore di Biden non è molto facile, a mio avviso, fare un pronostico; sappiamo che l’affluenza è stata alta e questo, più che a una vittoria di Biden, fa pensare al fatto che gli americani hanno più o meno consapevolmente intuito o capito il valore epocale di questo passaggio storico. Si tratta infatti, al di là delle persone e anche della stessa intera politica interna statunitense, di scegliere se il capitalismo può essere ancora coniugato con le strutture della democrazia occidentale o se tale sintesi non è più possibile; se lì dove i due termini erano sinonimici ora sono irriducibilmente diventati ossimorici. Una vittoria di Biden andrebbe nella direzione di quello che è comunque uno sforzo per conciliare ancora capitalismo e minimali istituzioni liberali e democratiche; una vittoria di Trump, invece, ci direbbe che gli Stati Uniti, nell’umore profondo del suo popolo, hanno intuito che, per non cedere definitivamente l’egemonia economica alla Cina, devono anche essi prendere la strada dell’autoritarismo politico. Quanto vediamo in questo fenomeno della pandemia non ci lascia in ciò ben sperare e anche una vittoria di Biden potrebbe essere il canto del cigno della democrazia americana; il mercato si sta sempre più concentrando, sia per la produzione che per la distribuzione, su un numero ristrettissimo e plenipotenziario di aziende se non proprio di persone (che non sappiamo quanto possano permettersi di lasciare ancora quote di mercato ai piccoli e ai medi imprenditori) e non possiamo dunque non pensare che ciò non abbia il suo riflesso sulla politica; ove vengano meno i corpi intermedi dell’economia non vi è ragione di pensare che debbano permanere i corpi intermedi della politica. Insomma, il cittadino statunitense si presenta di fronte al seggio con un’alternativa drammatica: provare a tenere in piedi le istituzioni democratiche e cedere l’egemonia politica mondiale alla Cina oppure iniziare un cammino verso forme di democrazia plebiscitaria. La questione è terribile tanto quanto abbiamo imparato a capire come sia terribile dover scegliere ogni giorno oggi fra la salute e il lavoro. Più che in un vicolo cieco, siamo oggi nel passaggio epocale e tragico di un bivio cieco; quello in cui si decide la storia o dove forse la storia ha già deciso per noi.