L’Europa e la filosofia
(pubblicato su ”l’Unità” del 19/03/2008)
Caro direttore,
si è discusso e si discute molto sul fatto che nella Costituzione Europea, insieme al riferimento alla cultura umanistica e illuministica, non vi sia un analogo richiamo alle radici cristiane. Per mia parte credo che un richiamo a una specifica religione non possa costituire la cifra di una Europa che, anche attraverso esperienze dolorose, ha saputo fare dell’ “unità nella diversità” la sua virtù più alta. E, invece, ritengo che sia su un altro punto che il nostro continente è in debito e abbia da imparare proprio dall’Italia. Il nostro è infatti l’unico paese europeo dove negli studi superiori sia previsto l’insegnamento triennale e fondamentale della filosofia. Negli altri stati dell’Unione la situazione è invece piuttosto deficitaria: nella Francia di Cartesio, i ragazzi fanno il loro incontro con la filosofia solo nell’ultimo anno delle scuole superiori e nella Germania di Kant, addirittura, non è previsto alcun insegnamento della materia nella scuola superiore. Insomma, se spesso si accusa l’Europa di essere solo il luogo e il logo dei mercati e della finanza o si paventa il pericolo di una rinascita integralista delle teologie, ritengo che una attenzione maggiore all’insegnamento del logos, quello con la iniziale minuscola e l’esercizio maiuscolo, sia una delle misure più importanti da adottare perché l’esistenza della nuova realtà politica europea possa tenere fede all’essenza che le è propria.